Lunedì 6 Maggio 2024

Cade un altro tabù, i grillini votano sui soldi

Oggi e domani gli iscritti si esprimeranno sulla proposta di accedere al finanziamento pubblico. Esito scontato, leadership di Conte in bilico

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di Elena G. Polidori

Di pezzo in pezzo, va in frantumi tutta l’ossatura ideologica del M5s. Ora tocca al 2 per mille dell’Irpef degli italiani, cui senz’altro i grillini cederanno sotterrando contemporaneamente anche un altro tabù di sempre, quello di non volersi mai chiamare ’partito’. Insomma, chiederanno di aver accesso al riparto del contributo pubblico che dal 2017 ha sostituito definitivamente i rimborsi elettorali. Un modo studiato da Conte per fare assomigliare maggiormente il suo M5s a un partito, più articolato sul territorio e meno dipendente dalle incostanti opinioni del web.

Ma c’è un però: bene che vada, il M5s potrà accedere al 2 per mille non prima del 2023. Infatti domani scade il termine annuale entro il quale si deve risultare iscritti al registro dei partiti per concorrere al riparto degli importi che spettano in base alla scelta fatta dai contribuenti. E per quel giorno è impossibile che si sia conclusa la procedura per ottenere l’iscrizione: prima servirà un’istruttoria curata dalla Commissione di garanzia sugli statuti e la trasparenza sui rendiconti, un organismo composto da cinque magistrati che ha sede alla Camera, a palazzo San Macuto. Un passaggio non esattamente istantaneo, tanto più che il collegio non tornerà a riunirsi prima del 10 dicembre, a termine per le iscrizioni di quest’anno ormai scaduto.

Giuseppe Conte, presidente del M5s, lo sa perfettamente, ma i soldi cominciano a scarseggiare dentro le casse di un soggetto politico in transizione e dunque serve guardare avanti. Anche (e soprattutto) economicamente, visto che le elezioni del 2023 saranno impegnative.

Su un punto, però, il M5s non rinnega se stesso. Ed è il voto on line sulla proposta di aderire o meno al 2 per mille: gli iscritti potranno esprimere la propria preferenza da oggi con la piattaforma SkyVote. Nel quesito rivolto agli attivisti, tuttavia, la parola partito non è mai menzionata (è indicato, in modo più criptico, il "registro nazionale dl 1492013"), ma "l’ennesima abiura" dei principi delle origini ha fatto alzare il sopracciglio allo stesso Beppe Grillo. Che ha ha sollevato obiezioni.

C’è di più. Nella convocazione per il voto on line, è incluso anche il voto per la scelta della destinazione delle restituzioni dei parlamentari, oltre 4 milioni di euro, su cui gli iscritti potranno esprimere fino a 2 preferenze sulla base di un lungo elenco di onlus presenti nel quesito.

Insomma, a Conte servono soldi per organizzare il M5s sul territorio rispetto ai soli parlamentari, ma la leadership dell’ex premier è sempre meno solida . Anche ieri Luigi Di Maio ha lasciato infatti trapelare, a proposito dell’imminente elezione del capo dello Stato, il nervosismo dei gruppi: "Io sosterrò la linea della leadership – ha detto il ministro degli Esteri –, ma la leadership deve ascoltare i parlamentari". E proprio l’esigenza di metter mano allo statuto potrebbe consentire di affrontare il tema del limite dei due mandati dei parlamentari (l’ultimo che manca all’appello delle "grandi abiure") alleggerendo la tensione tra gruppi parlamentari e Conte su altre questioni legate alla gestione del Movimento.