Basta distinguo La pace deve unire

Padre Enzo

Fortunato

umanità è in pericolo". Non è enfasi retorica, quella di Papa Francesco. Il suo ultimo discorso è puro realismo: la storia sembra non averci insegnato nulla, il pericolo di una guerra nucleare è alle porte. L’invito a diventare "artigiani di pace" è però ben altro dalla strumentalizzazione politica cui assistiamo in queste ore. Non dovrebbe unire, la pace? E invece movimenti e partiti rivaleggiano per intestarsi una piazza o per mettere il cappello a una manifestazione. Fioccano i distinguo, le prese di posizione per smarcarsi da Tizio e da Caio. Non sarebbe il caso di metterci alle spalle gli interessi di parte?

Al di là del ‘colore’, se l’intento è quello di unità ci possono anche essere diverse realtà. Ma se invece l’intento è quello di dividere ulteriormente, e di spaccare, allora, mi chiedo che senso abbia il monito espresso dal Salmo 27,3: "Parlano di pace ma nei loro cuori hanno la guerra". È necessario ripartire dallo spirito di Assisi, dove sabato scorso si è riunito il Comitato promotore della Marcia della Pace per un incontro presso la sala stampa del Sacro Convento di San Francesco: "Con Papa Francesco, contro la guerra per costruire la pace".

La pace infatti si costruisce e la partecipazione della gente alla marcia mira a sensibilizzare i governanti e le diplomazie perché concentrino i loro sforzi nel creare una strada d’uscita.

Essere in piazza è necessario. Ovunque ci sia un grido per la pace, bisogna esserci e sostenerlo. La guerra è sempre un’avventura senza ritorno. E dobbiamo augurarci una partecipazione senza precedenti nella consapevolezza che quando i ricchi si fanno la guerra tra loro, sono i poveri a morire. Esserci è un imperativo, ma c’è bisogno di uno scatto di orgoglio e, soprattutto, di unità.