Lunedì 6 Maggio 2024

Basma, figlia numero 115 del re La principessa torna libera

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di Riccardo Jannello

La principessa Basma, che vuole un regno più umano e più vicino alla gente, reclusa da quasi tre anni senza accuse è tornata a casa: il primo marzo 2019 le guardie del primo ministro Mohammad bin Salman Al Saud l’avevano prelevata dalla casa di Gedda con una scusa e senza apparente motivo nei giorni scorsi si è svolto il viaggio di ritorno dalla prigione di Al-Ha’ir, periferia di Riad. Basma bint Saud Al Saud non ha mai avuto un processo "e non le sono mai state formulate accuse da parte delle autorità saudite", dice la ong Alqst, l’organizzazione in difesa dei diritti umani nel regno del Golfo, l’unico Stato sovrano al mondo dove la monarchia assoluta regna senza la presenza di un Parlamento. La principessa quel giorno doveva essere portata al cospetto del potentissimo principe Mohammad – l’uomo forte del regime a cui il padre Salman ha affidato importanti incarichi anche in Occidente -, cosa che non è accaduta come in pratica non è accaduto nulla in questi tre anni, se non il rifiuto a una visita medica dopo l’appello della donna nell’aprile 2020 su Twitter (che poteva usare in cella, e ciò è oltremodo strano viste le circostanze).

La salute di Basma – che vive fra Gedda e la casa inglese di Acton – è cagionevole, anche se i motivi dei suoi persistenti attacchi sono sconosciuti. Quel primo marzo 2019, giorno del cinquantaquattresimo compleanno della principessa, imprenditrice e donna d’affari, era la vigilia di un viaggio verso una clinica svizzera. Con Basma è stata liberata anche la figlia Suhoud. La principessa è l’ultimogenita del re d’Arabia Saudita Saud bin Abdal Aziz Al Saud, la sua centoquindicesima discendente. Basma è nata pochi mesi prima che il padre fosse deposto – il 2 novembre 1964 - con una congiura di palazzo che aveva portato sul trono il fratello Faisal. Saud morì in esilio vicino Atene cinque anni dopo e solo due volte aveva rivisto Basma che la madre, Jamila Merhi, dopo il colpo di Stato aveva portato a vivere a Beirut. Educata nei migliori college inglesi e svizzeri, Basma ha sempre avuto nei confronti del suo Paese un rapporto di amore e odio: ha accompagnato le lotte delle donne, come quelle per avere la patente o entrare negli stadi, e ha sempre lottato per un Regno che si aprisse ai diritti civili. Nel Paese ultraconservatore ha appoggiato le organizzazioni sorte per la tutela dei diritti umani e nei suoi blog ha cavalcato la necessità di riforme per porre fine al potere assoluto della casa regnante. "Potrei morire", aveva scritto a Salman e a Mohammad nell’aprile 2020. Qualcuno ai piani alti ha sicuramente sperato che accadesse.