Lunedì 29 Aprile 2024

Amedeo di Savoia: "La mia vita semplice tra contadini e regnanti"

Nostra intervista al Duca d'Aosta che ha appena pubblicato il suo libro "Cifra reale" scritto con Danila Satta e presentato al Circolo Artistico

Duca d'Aosta

Duca d'Aosta

Arezzo 23 gennaio 2015 - QUELLA «I» racconta una pagina di storia. E’ l’iniziale di Irene di Grecia, madre di Amedeo di Savoia, il quinto Duca d’Aosta. La cifra che sotto forma di gioiello indossavano le dame o i gentiluomini di corte in monarchia. Una «Cifra Reale». Parte proprio da qui il lungo racconto di una vita, di una dinastia e di tante pagine di storia d’Italia, che Amedeo di Savoia fa nel suo ultimo libro scritto a quattro mani con Danila Satta. Un libro che parla di un uomo e della sua famiglia, perché?

«Per dimostrare che siamo uguali agli altri, in senso postivo e negativo, che viviamo come persone normali. Abbiamo avuto le nostre vittime di guerra, dieci prigionieri, due caduti. Ma siamo persone semplici che vanno d’accordo con contadini, marinai, montanari. Più degli altri abbiamo solo il dovere di condurre una vita ufficiale e mondana e una esagerata vita internazionale visto che nella nostra famiglia abbiamo rappresentanti di tre nazionalità diverse e di due religioni diverse»

Eppure avete scelto di vivere prima al Borro, ora a Meliciano e le vacanze di farle a Pantelleria, tutti luoghi piuttosto defilati

. «Una reazione alla vita di una volta. E’ stato un ritorno alle origini, vicino alla natura fra gente normale, sono stato fortunato ad aver potuto educare i miei tre figli in campagna e ad averli mandati alla scuola pubblica, almeno nei loro primi 12 anni di vita hanno respirato ossigeno».

Dai suoi figli Bianca, Aimone e Mafalda ha avuto undici nipoti. Gliela racconta lei la storia d’Italia?

«La maggiore ha 23 anni, la minore 13 mesi. Critico la scuola quando è frettolosa e preferisce le scorciatoie, ma il mio insegnamento è stato sempre sotto forma di gioco, senza lezioni, senza prediche né conferenze. Con i miei figli facevamo i quiz: gli eroi d’Italia, il fiume più lungo, dove è la Sacra Sindone, in premio una caramella se rispondevano giusto. Ma anche lezioni di sopravvivenza. Avevamo una barca di 14 metri e ogni anno a fine crociera lanciavo in nave l’autogonfiabile di salvataggio, dichiaravo l’abbandono nave e tutti scendevano nel canotto».

Disciplina militare da buon ufficiale della Marina....

«Sopravvivenza. Anche in piscina li facevo scendere in acqua vestiti con scarpe e maglioni dove non si tocca, il gioco era riuscire a togliersi i vestiti. Anche il miglior nuotatore se cade in acqua vestito può non farcela. E quando uno dei tre è caduto in mare a Venezia si è ricordato la lezione»

 Lezioni severe

 «No, educazione. Quando mi sono separato dalla mia prima moglie Claudia di Francia, lei è andata negli Stati Uniti, per chiamarla usavano il telefono a gettoni, e i gettoni era la paghetta che gli davo. A ogni telefonata cadevano giù come colpi di mitragliatrice. Hanno imparato il costo della vita».

Da bambino lei come era?

«Mia madre mi ha dato una educazione spartana, bisognava sopravvivere al disagio o trovare il lato migliore. Ero appena nato quando ci deportarono in un campo di concentramento in Austria. Mi ha raccontato che eravamo in un edificio a 1200 metri di altezza, in inverno, senza riscaldamento. Come cibo rape per sei mesi, poi un giorno arrivò un uovo, fu una festa, venne dato al bambino, che ero io, e mi sono intossicato: non era fresco. Ma non ci si doveva lamentare».

E suo padre?

«Mio padre ammiraglio ha fatto tutte e due le guerre, volava da pilota e un giorno del 1916 riuscì ad atterrare con 15 buchi di mitraglia sull’aereo. Non lo ha mai raccontato a nessuno, l’ho scoperto leggendolo in un libro».

Viene mai in città?

«Ogni tanto per fare la spesa al supermercato, siamo un po’ orsi».

Però poi ci sono gli impegni con le altre case reali.

«Frequentiamo i reali di parte greca, Costantino, per diversi anni ho fatto le vacanze ad Atene quandon c’era la monarchia ed era viva mia madre, poi Juan Carlos di Spagna, i Borboni di Sicilia, i reali inglesi, un po’ meno gli olandesi e gli svedesi».

Ci sono ruoli definiti tra uomo e donna in casa Savoia?

«Donne e uomini in casa Savoia sono tutti uguali, anzi, le donne più popolari, come mi fece notare Mike Bongiorno, sono state la regina Elena e la regina Margherita. Le donne hanno sempre contato molto, erano al corrente di quello che succedeva, erano sagge. Per questo bisognava sposare le principesse, per la loro esperienza negli intrighi e nelle difficoltà. Non è facile sopravvivere a palazzo, non è una favola come la gente crede, con Kate non mi ci cambierei neanche pagato».

Lei è stato molto corteggiato dalla politica.

«Vari partiti mi hanno chiesto di candidarmi, ho avuto anche la tentazione di farlo, ma consultandomi con la famiglia e le mie donne (vede che contano) mi hanno convinto a non farlo, e hanno fatto bene. Quando vado all’estero non so spiegare come vanno le cose in Italia. Come si fa a spiegare a un inglese il nostro bizantinismo e che la corruzione da noi è una prassi?».

Come è finita la guerra legale per il nome Savoia?

«Che da quattro anni ho i conti correnti bloccati. Sono dovuto andare al tribunale di Arezzo con la carta d’identità in cui c’è il mio nome Amedeo di Savoia e sono stato condannato,poi ho avuto la sospensione dal tribunale di Firenze, ma sono in attesa del giudizio definitivo. Savoia è il cognome di tutti noi, Aosta è un titolo».

Lo scopo di questo libro e di tutte le ricerche fatte per scriverlo?

«Correggere le tante cose che la Repubblica ha detto sulla mia famiglia e sulla monarchia. In monarchia si esagerava a nostro favore, in democrazia si è esagerato contro, la verità sta nel mezzo. Con i documenti racconto gli ultimi 50 anni di storia».

Silvia Bardi