Mercoledì 8 Maggio 2024

È l'era dei robot (ma nessuno li controlla)

La presenza massiccia dell’intelligenza artificiale modifica lavoro, salute e trasporti. Servono nuove leggi, nuovi diritti e una nuova etica

L'Intelligenza Artificiale può essere una minaccia - foto Christian Lagerek / Alam

L'Intelligenza Artificiale può essere una minaccia - foto Christian Lagerek / Alam

Ugo Ruffolo ha dedicato un libro ai problemi legali, etici e pratici connessi allo sviluppo dell’intelligenza artiificiale e al ruolo sempre più importante che riveste nella vita moderna. Di chi è la responsabilità in caso di un incidente provocato da un’auto a guida autonoma? Quali logiche stanno dietro un algoritmo? Come si possono regolare giuridicamente? All’Intelligenza Artificiale possono essere riconosciuti dei diritti? Il volume 'Intelligenza artificiale. Il diritto, i diritti, l'etica' (Giuffrè Francis Lefebvre) prova a rispondere aqueste e altre domande.

 

L'Intelligenza Artificiale (I.A.) entusiasma quanto preoccupa. Cambia già le nostre vite; e stravolge il prossimo futuro. Ci libererà dal bisogno, o ci asservirà, divenendo "l’ultima invenzione dell’uomo" (Stephen Hawking)? Il mondo delle scienze chiede al pianeta delle risposte proattive, non solo reattive; ed etiche. L’I.A. ci ruberà il lavoro o lo trasformerà?

Le auto "che si guidano da sole", in caso di collisione inevitabile, dovranno privilegiare gli occupanti, o sacrificarli per non travolgere una scolaresca imprudente? Quanta autonomia accordare alle macchine intelligenti, dal robo chirurgo al giudice algoritmico? L’I.A. è già capace di scrivere, comporre, dipingere (un suo quadro è stato battuto a 460mila dollari): a chi i diritti d’autore?

Servono logiche di sistema per il governo dell’I.A. con autoapprendimento (machine learning, deep learning, reti neurali…). La Cina esporta Intelligenza artificiale e importa diritto romano. Alla tecnologia giuridica plurimillenaria, forgiata sul governo delle intelligenze naturali (gli schiavi, gli animali), chiediamo di gestire l’Intelligenza artificiale dei nuovi schiavi meccatronici.

Emergono nuovi beni: i dati digitali. Che alimentano l’I.A. e non si consumano usandoli. Ma l’illegittimo trattamento, apprensione o utilizzo possono ledere diritti fondamentali, e alterare la stessa formazione del consenso politico (si pensi alle profilazioni abusive).

Emergono nuove responsabilità: accanto a quelle del produttore della macchina, quelle sia di chi la addestra, sia dell’autore dell’algoritmo d’autoapprendimento. Il quale è componente viva del prodotto. Che potrebbe essere difettoso, allora, se privo di un codice macchina capace di imporgli il rispetto delle leggi, da quelle di Asimov a quelle dello Stato.

L’algoritmo predittivo, del resto, è già in grado di censire le regole. Quelle degli scacchi o del go, quando l’Intelligenza artificiale gioca sconfiggendo gli umani. O quelle stradali per le auto intelligenti. O le leggi dello Stato per le decisioni robotiche: già impiegate, negli Stati Uniti, per le prognosi di recidiva, e talora criticate come discriminatorie per la sperequata incidenza dei falsi positivi (a danno dei neri) e falsi negativi (a favore dei bianchi). Mentre, in Italia, i trasferimenti shock degli insegnanti in sedi lontane sono stati censurati dal Consiglio di Stato per scarsa trasparenza dell’algoritmo che li aveva decisi.

Da chi vorreste farvi giudicare? Si dice che gli innocenti preferirebbero il giudice robotico e i colpevoli quello umano. Sarebbe bene avere sempre un giudice umano, vincolato a consultare l’algoritmo ma libero di disattenderlo motivando.

Cambierà il lavoro? La macchina ha già esautorato il radiologo, al quale comunica il responso, ma non il procedimento per giungervi, celato nella scatola nera (smontarla potrebbe violare segreti industriali). Il motore, del resto, convertì i vetturini in tassisti ed i cavalleggeri in carristi, ma fece sparire i cavalli.

Lavorare meno, lavorare tutti? Keynes prevedeva, per il 2030, tre ore lavorative a settimana! Muta la divisione sociale del lavoro; magari facendo tornare in patria talune attività delocalizzate, ma anche sostituendo i nostri con ingegneri indiani in smart working. Il lavoro diverrà più qualificato ma più mobile, a scapito di posto fisso e Statuto dei lavoratori.

Per l’opera creata dalla macchina, nessuno potrà rivendicarne la paternità; ma competeranno al suo titolare, programmatore, o utilizzatore i diritti di sfruttamento economico.

E i veicoli autonomi? Finché la circolazione permarrà mista, sarà difficile differenziare le regole. Un conducente vigile, ancorché inerte, è imposto dal precetto dello human in command. In caso di collisione inevitabile resta incomprimibile il suo diritto a decidere se sacrificarsi eroicamente o travolgere i pedoni agendo in "stato di necessità", per salvare "sé o altri" (magari i congiunti a bordo).