Sabato 4 Maggio 2024

Troppe complicità

Si ruba quel che si ama. E i tedeschi hanno amato troppo le nostre opere d’arte, antiche e moderne. Da sempre. Se le sono comprate per poco, le hanno contrabbandate, o se le sono portate via come bottino di guerra. Non solo loro. Colpa anche nostra che non le abbiamo protette e oggi siamo spesso complici interessati. I tombaroli hanno svuotato le tombe etrusche e i reperti oggi si ammirano nei musei di tutto il mondo. Il marito di Lady Hamilton, Sir William, console britannico a Napoli, scavava intorno a Pompei e si portò a Londra centinaia di opere greche e romane. Ai Borboni non importava. E neanche alla Chiesa. Nel 1800, a Roma, il giovane principe polacco Adam Czaroryski comprò per due lire la ‘Dama con l’ermellino’ di Leonardo, e se la portò come souvenir a Cracovia, dove si trova sempre oggi. Nel 1815, il re di Prussia acquistò 160 dipinti della collezione Giustiniani. Oggi li potete ammirare a Berlino. Re Ludwig di Baviera, quello che perse la corona per Lola Montez, amava le italiane e le nostre opere. Cominciò a comprarle da quando aveva 18 anni, e non si fece mai truffare da falsari di Trastevere. Oggi sono nei musei della sua Monaco.

Il milionario Camillo Castiglioni, triestino, prima austriaco e poi italiano, negli Anni Venti possedeva la più grande collezione al mondo di capolavori del Rinascimento. Andato in rovina li mise all’asta a Berlino e andarono dispersi, tra New York e Londra. I nazisti, come Napoleone, depredarono migliaia di opere in Italia. Ufficialmente ne sono state censite circa duemila, una minima parte. Di molte se ne sono perse le tracce tra l’Austria e la Germania. Difficili da scoprire quelle finite in mano ai privati, come mi disse già negli anni Settanta, Rodolfo Siviero, il più grande ‘cacciatore’ di capolavori rubati. E molte sono nei musei tedeschi, che cercano con ogni cavillo giuridico di non restituirle, come fanno per le opere di proprietà di famiglie ebree. Acquistate legalmente, rispondono. Ma a che prezzo da chi era costretto a vendere per salvarsi la vita? Si può comprendere la passione di un collezionista folle, non la burocrazia arrogante di un museo.