Domenica 5 Maggio 2024

Strategia anti stampa

Roma, 17 settembre 2018 - L’allievo Di Maio segue fedelmente il maestro Grillo. Il quale invitava a «non comprare i giornali e a informarsi in Rete o in Giappone». Non so quale informazione sulle cose italiane possa essere assunta in Giappone e in quale lingua accessibile al largo pubblico. So, però, che l’informazione meno controllata, piena di falsificazioni, che manipola e diffama in stato di impunità è proprio quella della Rete. Mentre l’informazione più controllata, che fa riflettere ed è suscettibile di rettifiche e di censura qualora veicoli informazioni false, è proprio quella della carta stampata. Tant’è che l’ultimo avamposto a tutela della libertà di tutti è proprio la libertà della carta stampata. Infatti, tutti i regimi autoritari si pongono come primo obiettivo di asservirla. Gli argomenti sono ricorrenti: la stampa è serva di oscuri interessi delle élite; la stampa è nemica del popolo e via dicendo. Gli strumenti per intimorire e tacitare vanno dai più brutali – incarcerazione dei giornalisti critici del regime, vedi Erdogan – ai più raffinati e subdoli: o ti allinei o prosciugo la tua fonte di sopravvivenza, la pubblicità.

Ora è in ballo la legge di Bilancio, ossia il primo vero nodo politico che questa maggioranza deve affrontare. La stampa libera fa il proprio mestiere informando gli italiani che il libro dei sogni raccontato in campagna elettorale è, appunto, tale. La realtà, invece, implica compatibilità strette fra un debito che continua a crescere, mettendo a rischio la solvibilità del Paese, e risorse limitate utili a sostenere la crescita economica. La realtà è quella ricordata da Draghi che parla del danno che dichiarazioni incontrollate hanno portato sui costi accresciuti del debito. Ed ecco che la sottile minaccia che viene da Di Maio si cala proprio nella legge di Bilancio. Dal momento che la stampa libera ha evidenziato la non sostenibilità per la finanza pubblica del reddito di cittadinanza, il vice presidente del Consiglio pentastellato replica che «a fronte di questa propaganda volta a difendere gli interessi di una ristretta élite, in legge di Bilancio porteremo il taglio dei contributi pubblici indiretti e stiamo approntando la lettera alle società partecipate dallo Stato per chiedere di smetterla di pagare i giornali per evitare che si faccia informazione sui loro affari». La sintassi è incerta, ma il senso è chiaro: se non taci ti taglio la pubblicità.

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