Sarà l’Expo del ping-pong

ALL’EXPO di Milano del 2015 è previsto l’arrivo di un milione di cinesi, un settimo circa dei turisti stranieri che, in sei mesi, sbarcheranno in Lombardia: una ghiotta occasione per fare conoscere al mercato più grande del mondo il nostro paese. Ma sarà anche l’“atout” giusto per avviare la politica del ping-pong con Pechino. Proprio l’altro ieri, mi sono fermato davanti a una gigantografia […]

ALL’EXPO di Milano del 2015 è previsto l’arrivo di un milione di cinesi, un settimo circa dei turisti stranieri che, in sei mesi, sbarcheranno in Lombardia: una ghiotta occasione per fare conoscere al mercato più grande del mondo il nostro paese. Ma sarà anche l’“atout” giusto per avviare la politica del ping-pong con Pechino. Proprio l’altro ieri, mi sono fermato davanti a una gigantografia del “Giorno”, nella sala riunioni in redazione, che riproduce una prima pagina del nostro giornale di tanti anni fa. Fotografa un incontro storico, all’indomani della visita del presidente americano Richard Nixon a Mao Zedong, che avviò, appunto, la politica del disgelo tra le due potenze e che venne preparata da una, altrettanto, famosa partita di ping-pong tra la nazionale cinese e quella a stelle e strisce. È vero, molte delle aspettative create da quel “summit” andarono, poi, deluse, ma l’importanza della stretta di mano tra i due grandi leader resta immutata. A organizzare quel vertice fu il primo ministro cinese Zhou Enlai che, l’ho scoperto poco tempo fa, parlava bene anche la nostra lingua, perché, all’inizio del Novecento, aveva frequentato l’Università di Tientsin diventata una concessione italiana dopo la rivolta dei Boxer. Insomma, in un modo o nell’altro, la politica del ping-pong parla anche italiano. Sarà così pure nel 2015 con la “Grande Muraglia” milanese. Almeno lo spero. giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net