Fra complotti e islamici

UN VECCHIO e caro lettore del “Giorno”, Italo Vitaletti, mi ha scritto dopo il mio “Buongiorno” di ieri su terrorismo e ripresa economica. Dice di condividere in pieno, una volta tanto, il mio commentino. Poi butta lì, quasi per caso: «Speriamo che questi delinquenti (i terroristi dell’Isis, ndr) non siano anche, in momenti particolari, manovrati […]

UN VECCHIO e caro lettore del “Giorno”, Italo Vitaletti, mi ha scritto dopo il mio “Buongiorno” di ieri su terrorismo e ripresa economica. Dice di condividere in pieno, una volta tanto, il mio commentino. Poi butta lì, quasi per caso: «Speriamo che questi delinquenti (i terroristi dell’Isis, ndr) non siano anche, in momenti particolari, manovrati da livelli per noi impensabili. È il mio un pensiero complottistico che in genere rifiuto a priori, ma in un mondo globalizzato, questa mania tutta nostrana del complotto ogni tanto prende corpo». La mia reazione istintiva, lo confesso, è stata: ma che baggianate scrive questo signore? Ancora una volta siamo di fronte alla tesi del complotto, un argomento che a noi italiani, piace davvero molto anche quando, un po’ masochisti, finisce per danneggiarci. Poi, però, ho riflettuto meglio e visto che a pensar male non si fa peccato, non me la sono sentita di scartare a priori l’idea-provocazione del lettore. Chi ci dice, infatti, che non ci sia qualcuno che anche in Occidente pensa di poter trarre vantaggio dal clima di terrore di queste settimane? Come possiamo essere così sicuri che nessuno, in Europa e non solo in Europa, trami nell’ombra muovendo le fila dei burattini? Se è vero che siamo specialisti nei complotti – perché nella storia italica (e non fermiamo l’attenzione al solito 25 luglio), ci sono troppe notti dei lunghi coltelli -, sarebbe, comunque, saggio guardarci dietro le spalle, ma anche dentro casa. Non si sa mai. giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net