Farfalle di guerra

OGGI I PROTAGONISTI della Resistenza sono come i garibaldini negli anni Trenta: li trovi con il lanternino. Io ho giocato d’anticipo e sono andato a salutare, sull’Appennino, Luciano Foglietta, decano dei giornalisti emiliano-romagnoli, che, durante la seconda guerra mondiale, fu anche internato in un lager tedesco (stasera il vecchio amico sarà protagonista della puntata di […]

OGGI I PROTAGONISTI della Resistenza sono come i garibaldini negli anni Trenta: li trovi con il lanternino. Io ho giocato d’anticipo e sono andato a salutare, sull’Appennino, Luciano Foglietta, decano dei giornalisti emiliano-romagnoli, che, durante la seconda guerra mondiale, fu anche internato in un lager tedesco (stasera il vecchio amico sarà protagonista della puntata di “Rai Storia” dedicata, appunto, al 25 aprile). Gli ho chiesto cosa sia stata davvero la lotta partigiana: per lui è servita a far ritrovare la dignità in un Paese dilaniato dalle guerre fratricide. Ma, a 70 anni dalla fine del conflitto mondiale, ha aggiunto, è importante che l’anniversario sia davvero condiviso da tutti, mentre, per troppo tempo, è stato preda di una certa egemonia storico-ideologica, che ha finito per condizionare la lettura di una delle fasi più tragiche della storia d’Italia. Le premesse non sono, in verità, delle migliori perché cantare, come è successo nei giorni scorsi, ”Bella ciao!” in Parlamento, finisce per riproporre  il solito stereotipo della Resistenza combattuta solo dai partigiani con il fazzoletto rosso. Così non è stato: se i partigiani della montagna (compresi, quindi, quelli di Giustizia e Libertà, i repubblicani, quelli di Edgardo Sogno, democristiani e altri ancora) sono rimasti a lungo sotto le centomila unità, per poi passare a 250 mila solo il 24 aprile 1945, i partigiani con le stellette, cioè i militari che, dopo l’8 settembre, hanno voluto mantenere fede al giuramento prestato al re, sono stati 500 mila a cui si aggiungono i 600 mila che finirono nei campi di concentramento nazisti. E, a proposito di lager, Foglietta mi ricorda una poesia di Tonino Guerra, anche lui internato in Germania: «Contento, proprio contento sono stato molte volte nella vita ma più di tutte quando mi hanno liberato in Germania che mi sono messo a guardare una farfalla senza la voglia di mangiarla». giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net