Due volte sulla strada di Zenna. Vittorio Sereni

VEDI I VIDEO “Strada di Zenna” , “Ancora sulla strada di Zenna” ,  Testimonianze su Sereni: l’uomo ,  … e il poeta , “I versi” Firenze, 27 luglio 2017 – Ricordando che il 27 luglio 1913 nasceva a Luino Vittorio Sereni. Strada di Zenna Ci desteremo sul lago a un’infinita navigazione. Ma ora nell’estate impaziente s’allontana […]

VEDI I VIDEO “Strada di Zenna” , “Ancora sulla strada di Zenna” ,  Testimonianze su Sereni: l’uomo ,  … e il poeta , “I versi”

Firenze, 27 luglio 2017 – Ricordando che il 27 luglio 1913 nasceva a Luino Vittorio Sereni.

Strada di Zenna

Ci desteremo sul lago a un’infinita

navigazione. Ma ora

nell’estate impaziente

s’allontana la morte.

E pure con labile passo

c’incamminiamo su cinerei prati

per strade che rasentano l’Eliso.

Si muta

l’innumerevole riso;

è un broncio teso tra l’acqua

e le rive nel lagno

del vento tra stuoie tintinnanti.

Questa misura ha il silenzio

stupito a una nube di fumo

rimasta qua dall’impeto

che poco fa spezzava la frontiera.

Vedi sulla spiaggia abbandonata

turbinante la rena,

ci travolge la cenere dei giorni.

E attorno è l’esteso strazio

delle sirene salutanti nei porti

per chi resta nei sogni

di pallidi volti feroci,

nel rombo dell’acquazzone

che flagella le case.

Ma torneremo taciti a ogni approdo.

Non saremo che un suono

di volubili ore noi due


o forse brevi tonfi di remi

di malinconiche barche.

Voi morti non ci date mai quiete

e forse è vostro

il gemito che va tra le foglie

nell’ora che s’annuvola il Signore.

Ancora sulla strada di Zenna

Perché quelle piante turbate m’inteneriscono?

Forse perché ridicono che il verde si rinnova

a ogni primavera, ma non rifiorisce la gioia?

Ma non è questa volta un mio lamento

e non è primavera, è un’estate,

l’estate dei miei anni.

Sotto i miei occhi portata dalla corsa

la costa va formandosi immutata

da sempre e non la muta il mio rumore

né, più fondo, quel repentino vento che la turba

e alla prossima svolta, forse finirà.

E io potrò per ciò che muta disperarmi

portare attorno il capo bruciante di dolore.

Ma l’opaca trafila delle cose

che là dietro indovino: la carrucola nel pozzo,

la spola della teleferica nei boschi,

i minimi atti, i poveri

strumenti umani avvinti alla catena

della necessità, la lenza

buttata a vuoto nei secoli,

le scarse vite, che all’occhio di chi torna

e trova che nulla nulla è veramente mutato

si ripetono identiche,

quelle agitate braccia che presto ricadranno,

quelle inutilmente fresche mani

che si tendono a me e il privilegio

del moto mi rinfacciano.

Dunque pietà per le turbate piante

evocate per poco nella spirale del vento

che presto da me arretreranno via via

salutando salutando.

Ed ecco già mutato il mio rumore

s’impunta un attimo e poi si sfrena

fuori da sonni enormi

e un altro paesaggio gira e passa.

Vittorio Sereni

(rispettivamente da Frontiera e Gli strumenti umani)

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