Qui regna Amore. Francesco Petrarca

VEDI I VIDEO “Chiare, fresche et dolci acque” letta da Giorgio Albertazzi , …e secondo Giovanni Pierluigi da Palestrina , Il sonetto “S’amor non è, che dunque è quel ch’io sento? …” detto da Patrizia Valduga Firenze, 8 novembre 2015 Chiare, fresche et dolci acque Chiare, fresche et dolci acque, ove le belle membra pose colei che sola a me par […]

VEDI I VIDEO “Chiare, fresche et dolci acque” letta da Giorgio Albertazzi , …e secondo Giovanni Pierluigi da Palestrina , Il sonetto “S’amor non è, che dunque è quel ch’io sento? …” detto da Patrizia Valduga

Firenze, 8 novembre 2015

Chiare, fresche et dolci acque

Chiare, fresche et dolci acque,

ove le belle membra

pose colei che sola a me par donna;

gentil ramo ove piacque

(con sospir’ mi rimembra)

a lei di fare al bel fiancho colonna;

herba et fior’ che la gonna

leggiadra ricoverse

co l’angelico seno;

1aere sacro, sereno,

ove Amor co’ begli occhi il cor m’aperse:

date udïenza insieme

a le dolenti mie parole extreme.

S’egli è pur mio destino

e ’l cielo in ciò s’adopra,

ch’Amor quest’occhi lagrimando chiuda,

qualche gratia il meschino

corpo fra voi ricopra,

et torni l’alma al proprio albergo ignuda.

La morte fia men cruda

se questa spene porto

a quel dubbioso passo:

ché lo spirito lasso

non poria mai in piú riposato porto

né in piú tranquilla fossa

fuggir la carne travagliata et l’ossa.

Tempo verrà anchor forse

ch’a l’usato soggiorno

torni la fera bella et mansüeta,

et là ’v’ella mi scorse

nel benedetto giorno,

volga la vista disïosa et lieta,

cercandomi; et, o pietà!,

già terra in fra le pietre

vedendo, Amor l’inspiri

in guisa che sospiri

sí dolcemente che mercé m’impetre,

et faccia forza al cielo,

asciugandosi gli occhi col bel velo.

Da’ be’ rami scendea

(dolce ne la memoria)

una pioggia di fior’ sovra ’l suo grembo;

et ella si sedea

humile in tanta gloria,

coverta già de l’amoroso nembo.

Qual fior cadea sul lembo,

qual su le treccie bionde,

ch’oro forbito et perle

eran quel dí a vederle;

qual si posava in terra, et qual su l’onde;

qual con un vago errore

girando parea dir: Qui regna Amore.

Quante volte diss’io

allor pien di spavento:

Costei per fermo nacque in paradiso.

Cosí carco d’oblio

il divin portamento

e ’l volto e le parole e ’l dolce riso

m’aveano, et sí diviso

da l’imagine vera,

ch’i’ dicea sospirando:

Qui come venn’io, o quando?;

credendo d’esser in ciel, non là dov’era.

Da indi in qua mi piace

questa herba sí, ch’altrove non ò pace.

Se tu avessi ornamenti quant’ài voglia,

poresti arditamente

uscir del boscho, et gir in fra la gente.

Francesco Petrarca  

(Canzoniere, CXXVI)

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