Premi. A Firenze la poesia si chiama ‘Iris’

VEDI IL VIDEO La poesia secondo Giorgio Caproni Firenze, 24 maggio 2014 – Articolo pubblicato su “La Nazione” di oggi. Un fior di poesia. E’ l’Iris di Firenze Compie dieci anni esatti, si chiama “Iris di Firenze” ed è un concorso di poesia noto a livello nazionale promosso dal Circolo culturale “Gino Baragli” dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti […]

VEDI IL VIDEO La poesia secondo Giorgio Caproni

Firenze, 24 maggio 2014 – Articolo pubblicato su “La Nazione” di oggi.

Un fior di poesia. E’ l’Iris di Firenze

Compie dieci anni esatti, si chiama “Iris di Firenze” ed è un concorso di poesia noto a livello nazionale promosso dal Circolo culturale “Gino Baragli” dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Firenze.

Incentrato sul tema ”Scoprire il mondo”, il concorso, che gode del Patrocinio di Regione Toscana, Comune e Provincia, è nato con l’intento di portare alla ribalta l’operare dei non vedenti e la loro capacità d’integrarsi nel lavoro con gli altri.

Essi sono infatti attivamente presenti nell’organizzazione del premio, come pure nel lavoro di selezione dei testi della giuria, della quale fanno parte poeti noti come Dante Maffia, Giacomo Trinci, Giuseppina Amodei e Giancarlo Guerri. Ma tra le finalità del concorso c’è anche quella di stimolare i non vedenti a far emergere le loro potenzialità creative nel paritario confronto con gli altri concorrenti.

L’iniziativa, dedicata alla memoria di Silvano Dani, si conclude oggi pomeriggio con una cerimonia in Palazzo Medici Riccardi, Sala Luca Giordano. Durante la serata – con i vincitori dei premi maggiori che arriveranno da Foggia, Pavia e Belluno (ma tra di loro c’è anche il fiorentino Sergio Pazzini) – sono previsti un omaggio dantesco dell’attrice Grazia Radicchi, la lettura delle poesie premiate e segnalate a cura di Diletta Landi e Francesca Pizzo e stacchi musicali al flauto di Mattia Giovannini. Saranno presentati anche gli atti relativi alla precedente edizioni.

Marco Marchi

P.S. Pubblichiamo qui la poesia che Giancarlo Guerri, l’autore di Come il matto dei tarocchi per lungo tempo Presidente del Circolo Baragli, ha dedicato in memoria all’amico non vedente Silvano Dani e, insieme, alla vedova Silvana.

C’era fresco alla Consuma

A Silvano e Silvana Dani

C’era fresco alla Consuma,

la casa dei Dani era in un’ansa

di silenzio a un breve giro

dalla strada del Passo.

Ci accoglieva nell’ombroso piazzale,

evasi dalla città furibonda

salendo dalla infiammata pianura,

la tavola tirata fuori per noi

col fiasco in bella mostra,

la nonna al fuoco ad arrostire carni.

Ci salutava con la mano forte

di padre senza figli,

noi tutti eravamo suoi figli

e ci narrava facezie

del popolo dei ciechi,

lui che da sempre aveva

dimestichezza col buio.

Si poteva parlare senza fretta

e si poteva bere senza fretta

vino rosso robusto

dei suoi colli valdelsani,

piacere di dire e di ascoltare

in quel cantuccio ritagliato

nel cuore dell’estate.

La donna lo scherniva ridendo

ormai complice del gioco,

lo chiamava con nomi d’animali

poi l’abbracciava come fosse un figlio,

lui che a noi tutti era padre.

C’era ancora tutta la vita

nella sua allegria,

ma già il verme oscuro che era in lui,

germe oscuro di morte

che abita ogni destino dal suo nascere,

gli aveva teso il suo agguato

senza rispetto per la sua sventura,

silenzioso e caparbio

lavorava a svuotarlo del coraggio,

come al frutto della polpa viva

quando ancora sospeso all’albero

si mostra nel suo splendore.

Giancarlo Guerri 

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