‘(Perché) (Cresca)’. Andrea Zanzotto e l’oscuro

VEDI I VIDEO “(Perché) (Cresca)” , Andrea Zanzotto legge “Al mondo” ,  Riflessioni Firenze, 11 ottobre 2014 – Ricordando che ieri ricorreva l’anniversario della nascita del grande Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo,Treviso, 10 ottobre 1921). (Perché) (Cresca) Perché cresca l’oscuro perché sia giusto l’oscuro perché, ad uno ad uno, degli alberi e dei rameggiare e fogliare di scuro venga più […]

VEDI I VIDEO “(Perché) (Cresca)” , Andrea Zanzotto legge “Al mondo” ,  Riflessioni

Firenze, 11 ottobre 2014 – Ricordando che ieri ricorreva l’anniversario della nascita del grande Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo,Treviso, 10 ottobre 1921).

(Perché) (Cresca)

Perché cresca l’oscuro

perché sia giusto l’oscuro

perché, ad uno ad uno, degli alberi

e dei rameggiare e fogliare di scuro

venga più scuro –

perché tutto di noi venga a scuro figliare

così che dare ed avere più scuro

albero ad uniche radici si renda – sorgi

             nella morsura scuro – tra gli alberi – sorgi

dal non arborescente per troppa fittezza

notturno incombere, fumo d’incombere;

vieni, chine già salite su chine, l’oscuro,

vieni, fronde cadute salite su fronde, l’oscuro,

succhiaci assai nel bene oscuro nel cedere oscuro,

per rifarti nel gioco istante ad istante

di fogliame oscuro in oscuro figliame

Cresci improvviso tu: l’oscuro gli oscuri:

e non ci sia d’altro che bocca

accidentata peggio meglio che voglia di consustanziazione

voglia di salvazione – bocca a bocca – d’oscuro

Lingua saggi aggredisca s’invischi in oscuro

noi e noi lingue-oscuro

Perché cresca, perché s’avveri senza avventarsi

ma placandosi nell’avventarsi, l’oscuro,

Ogni no di alberi           no di sentieri

no del torto tubero no delle nocche

no di curve di scivolii lesti d’erbe

Perché cresca e si riabbia, si distolga in spazi

in strazi in paci in armi tese all’oscuro –

mano intesa all’oscuro, mano alla bella oscura,

dita di mano mai stanche

di per vincolarsi intingersi addirsi all’oscuro –

Lingue sempre al troppo, al dolcissimo soverchio

d’oscuro agglutinate, due che bolle di due –

clamore, alberi, intorno all’oscuro

clamore susù fino a disdirsi in oscuro

fino al pacifico, gridato innesto, nel te, nell’io, nell’oscuro

Innesto e ritorni di favore, fòmite oscuro

oh tu, di oscuro in oscuro innestato, tu

protratta detratta di foglia in foglia/oscuro

di felce in felce lodata nel grezzo nel rifinito d’oscuro

Ma vedi e non puoi vedere quanto è d’oscuro qui dentro

hai bevuto lingua e molto più e sentieri e muschi intrusi

ma ti assicuri ti accingi ti disaccordi

ti stratifichi, lene, benedetta, all’oscuro

Non memoria, millenni e miglia, stivate nel fornice

sono un dito dell’oscuro, levalo alla bocca, rendilo nocca

rovina e ripara l’oscuro, così sarà furto e futuro

Troppo dell’inguine, del ventre, di ghiande e ghiandole

s’inguina in oscuro, genera generi, intridi glie

Precipitare fuori bacio, coagularsi, venire a portata

d’ogni possibile oscuro

Possibili alberi, alberi a se stessi oscuri

mai sazi ma d’accedere a frotte

a disorientarsi a orientare, lievito intollerabile

Limo d’oscuro che dolce fòrnica pascola

nei fornici dove s’aggruma di fughe     (l’oscuro)

                E pluralità innumerabile di modalità

                dell’oscuro, secarsi in innumerevoli – non due –

                                      d’oscuro sessi

Qui in freccia, all’oscuro, immanere

Là in volta, al’oscuro, esalarsi

Possibile, alberi – Possibile, oscuri, oscuro,

                 Oscuro ha sé, sessuata, umiltà,

                                                     tracotanza, pietà.

Andrea Zanzotto 

(da Il Galateo in Bosco, 1976)

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