‘Notizie di poesia’. Settembre, il post del mese (con i vostri commenti)

Firenze, 30 settembre 2015 – Affermazione assoluta di Giuseppe Ungaretti con il post I fiumi di Ungaretti che qui riproponiamo (una poesia davvero memorabile, corredata di una altrettanto memorabile lettura d’autore) assieme ai vostri commenti. Al secondo e al terzo posto della classifica di settembre Dante e Andrea Camilleri, con due post anniversari cronologicamente dislocati dalle […]

Firenze, 30 settembre 2015 – Affermazione assoluta di Giuseppe Ungaretti con il post I fiumi di Ungaretti che qui riproponiamo (una poesia davvero memorabile, corredata di una altrettanto memorabile lettura d’autore) assieme ai vostri commenti.

Al secondo e al terzo posto della classifica di settembre Dante e Andrea Camilleri, con due post anniversari cronologicamente dislocati dalle origini alla contemporaneità della letteratura italiana: post che hanno incontrato il gradimento di molti, rispettivamente Anniversario Dante 1321-2015 e Camilleri novant’anni. Auguri!

Tra i commenti alla splendida poesia di Ungaretti segnaliamo stavolta quelli di Aretusa Obliviosa, di Erika Olandese Volante m e di Giacomo Trinci. Rispettivamente, ancora: “Lo scorrere dell’acqua come il fluire della vita. Una vita in cui ogni stagione trova il suo fiume: dalle fredde correnti dell’Isonzo il corpo può salvarsi solo sdraiandosi al sole e recuperando la memoria dei propri fiumi, fra cui l’amato Serchio. Eppure, nonostante la solarità dei luoghi cari, la corrente contrariamente a quanto accade nei fiumi luziani conclude il corso dei versi non con la luce divina ma col buio della morte“; “Le acque dell’anima di Ungaretti si mischiano e si confondono in quelle reali e purificatrici dell’Isonzo. Un lavacro battesimale dagli orrori del presente, un mistico percorso a ritroso nella vita passata, alla ricerca di un Sé dolente, smembrato dalla guerra, ma ancora vivo e pulsante: un cuore di poesia“; “Ungaretti torna a farsi sentire con la propria scarna musica che scava fisicamente il mondo attraverso una versificazione materica e potente. Si ha come la sensazione di assistere dal vivo, si direbbe, al nascere della poesia, al sorgere dal verso dal rumoroso silenzio della vita.

I fiumi della vita mescolano le loro acque nel costituire la storia del poeta: silenzio misterioso della natura e clamore della parola ritrovano la loro unione in questo canto scheggiato“.

Ma bello anche il commento di m, che dice: “”Con versi come questi Ungaretti ha assolto al vero compito (arduo, ai limiti del possibile) del poeta: ha creato qualcosa che prima non c’era. Ci ha sorpreso con una creazione radicalmente nuova e istantaneamente destinata all’eternità“.

Buone riletture, e buone nuove letture!

Marco Marchi

I fiumi di Ungaretti

VEDI I VIDEO Giuseppe Ungaretti legge “I fiumi” , “Lucca” , Pasolini intervista Ungaretti (da “Comizi d’amore”) , “Duecent’anni dovrò vivere!”

Firenze, 24 settembre 2015

I fiumi

Cotici il 16 agosto 1916

Mi tengo a quest’albero mutilato

abbandonato in questa dolina

che ha il languore

di un circo

prima o dopo lo spettacolo

e guardo

il passaggio quieto

delle nuvole sulla luna

Stamani mi sono disteso

in un’urna d’acqua

e come una reliquia

ho riposato

L’Isonzo scorrendo

mi levigava

come un suo sasso

Ho tirato su

le mie quattro ossa

e me ne sono andato

come un acrobata

sull’acqua

Mi sono accoccolato

vicino ai miei panni

sudici di guerra

e come un beduino

mi sono chinato a ricevere

il sole

Questo è l’Isonzo

e qui meglio

mi sono riconosciuto

una docile fibra

dell’universo

Il mio supplizio

è quando

non mi credo

in armonia

Ma quelle occulte

mani

che m’intridono

mi regalano

la rara

felicità

Ho ripassato

le epoche

della mia vita

Questi sono

i miei fiumi

Questo è il Serchio

al quale hanno attinto

duemil’anni forse

di gente mia campagnola

e mio padre e mia madre

Questo è il Nilo

che mi ha visto

nascere e crescere

e ardere d’inconsapevolezza

nelle distese pianure

Questa è la Senna

e in quel suo torbido

mi sono rimescolato

e mi sono conosciuto

Questi sono i miei fiumi

contati nell’Isonzo

Questa è la mia nostalgia

che in ognuno

mi traspare

ora chè notte

che la mia vita mi pare

una corolla

di tenebre

Giuseppe Ungaretti

(da L’Allegria)

I VOSTRI COMMENTI

Elisabetta Biondi Della Sdriscia

Al fluire naturale dell’esistenza, che i fiumi ungarettiani con il loro avvicendarsi rappresentano come un susseguirsi naturale di esperienze diverse, in epoche diverse della vita, a questo fluire armonioso nella sua continuità e orizzontalità, Ungaretti contrappone la rigidità innaturale, la verticalità di un presente che non lo fa sentire in armonia: un presente di guerra mutilante e mutilato, come quell’albero scarnito, simbolo di un’umanità e di una natura oltraggiate, che tuttavia il poeta utilizza come sostegno, come punto di riferimento, per resistere e andare avanti. Una poesia che può aiutarci a capire e decifrare i tempi difficili che viviamo.

m

Con versi come questi Ungaretti ha assolto al vero compito (arduo, ai limiti del possibile) del poeta: ha creato qualcosa che prima non c’era. Ci ha sorpreso con una creazione radicalmente nuova e istantaneamente destinata all’eternità.

Daniela Del Monaco

L’albero ferito e “mutilato” (aggettivo che può riferirsi anche al poeta)

è l’unica presenza che spezza la desolazione del panorama carsico. Il senso di mutilazione deriva dall’incombenza della guerra e si dimostra nel senso di rifugio tentato attraverso il sostegno che l’albero offre al poeta come fosse una stampella. Dall’immagine iniziale di stasi, drammaticamente fuori dal tempo e dallo spazio, si passa al dato storico della memoria che qui viene metaforizzato a livello geografico nella rappresentazione di quattro fiumi di luoghi diversi, appartenenti a diverse situazioni biografiche e a diversi tempi storici pertinenti al passato del poeta e, per quanto riguarda l’Isonzo, al presente. Nell’acqua dell’Isonzo, infatti, è percepibile l’acqua degli altri fiumi, qui ripercorsi cronologicamente, che hanno segnato la vita di Ungaretti. L’immersione nell’acqua del fiume ha sia una funzione regressiva, cioè di recupero del proprio passato e di testimonianza di qualcosa che è stato e che non c’è più (“reliquia”), sia purificatrice in quanto il bagno catartico permette al poeta di sentirsi in armonia con l’universo e di percepire la propria esistenza e il proprio corpo come parte del tutto. Di fronte alla consapevolezza che le epoche che ha ricordato sono ormai

perdute la vita non gli appare altro che una “corolla di tenebre”, cioè un fiore che, schiudendosi, è capace di produrre solo notte, morte, oscurità.

Giulia Bagnoli

Sì, il canto è condannato alla lontananza, un po’ come accade ad Orfeo, capace di cantare Euridice soltanto dopo averla perduta.

Giulia Bagnoli

Questa poesia aiuta a comprendere il vero significato di tutta la raccolta: il porto sepolto è infatti il simbolo del mistero dell’esistenza (del segreto), mentre i fiumi racchiudono in un’unica urna passato e presente, origine e divenire, laddove la malinconia è appunto il punto di convergenza tra le proprie origini e il viaggio (la vita). Proprio da questa malinconia, dall’oggetto assente e irraggiungibile, nasce la poesia, a cui è affidato il compito di risalire alle origini, di avvicinarsi, se pur illusoriamente alla verità, mediante la conservazione della memoria.

Aretusa Obliviosa

Lo scorrere dell’acqua come il fluire della vita. Una vita in cui ogni stagione trova il suo fiume: dalle fredde correnti dell’Isonzo il corpo può salvarsi solo sdraiandosi al sole e recuperando la memoria dei propri fiumi, fra cui l’amato Serchio. Eppure, nonostante la solarità dei luoghi cari, la corrente contrariamente a quanto accade nei fiumi luziani conclude il corso dei versi non con la luce divina ma col buio della morte.

Marco Capecchi

Il fiume che certifica l’identità e i fiumi che scandiscono le tappe dell’esistenza: uno scorrere insondabile ed al “termine della notte” sconosciuto.

tristan51

Straordinaria la lettura di Ungaretti, che scava in perfetto accordo con l’essenzialità della sua parola primigenia, affondando nel segreto dell’esistere ed esprimendolo come all’alba del mondo. Indimenticabile.

framo

“… Nel suo gesto d’uomo il vero poeta sa che è prefigurato il gesto degli avi ignoti nel seguito dei secoli impossibili a risalire, oltre le origini del suo buio” (da “Vita d’un uomo”). In ogni oggi – e ben oltre -, per strati incogniti del suo come di ogni nostro ieri, Ungaretti come Rilke: radice salda e imprescindibile di un essenzialmente umano divenire. Grazie.

Pietro Paolo Tarasco

E’ l’albero della vita, antropomorfo, ferito dalla stessa vita come lo scorrere delle acque dei fiumi che nei loro percorsi incontrano tante insidie. Così ci dice il poeta; è la vita dell’uomo e, poi, c’è lo spettacolo della natura con lo sguardo verso il cielo con la luna che intravede tra le naviganti nuvole o i raggi del sole che assapora disteso fino ad arrivare al buio della notte con lo sguardo verso la terra osservando un fiore ormai privo di petali. Così è la vita!

Giacomo Trinci

Ungaretti torna a farsi sentire con la propria scarna musica che scava fisicamente il mondo attraverso una versificazione materica e potente. Si ha come la sensazione di assistere dal vivo, si direbbe, al nascere della poesia, al sorgere dal verso dal rumoroso silenzio della vita.

I fiumi della vita mescolano le loro acque nel costituire la storia del poeta: silenzio misterioso della natura e clamore della parola ritrovano la loro unione in questo canto scheggiato.

Erika Olandese Volante

Le acque dell’anima di Ungaretti si mischiano e si confondono in quelle reali e purificatrici dell’Isonzo. Un lavacro battesimale dagli orrori del presente, un mistico percorso a ritroso nella vita passata, alla ricerca di un Sé dolente, smembrato dalla guerra, ma ancora vivo e pulsante: un cuore di poesia.

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