Montale e Dora Markus

VEDI I VIDEO “Dora Markus” , “I limoni” letta da Nando Gazzolo , “Casa sul mare” letta da Vittorio Gassman , “L’anguilla” letta da Roberto Herlitzka  , “La bufera” letta dal poeta Firenze, 23 dicembre 2016 Dora Markus 1 Fu dove il ponte di legno mette a Porto Corsini sul mare alto e rari uomini, quasi immoti, affondano o salpano […]

VEDI I VIDEO “Dora Markus” , “I limoni” letta da Nando Gazzolo , “Casa sul mare” letta da Vittorio Gassman , “L’anguilla” letta da Roberto Herlitzka  , “La bufera” letta dal poeta

Firenze, 23 dicembre 2016

Dora Markus

1

Fu dove il ponte di legno


mette a Porto Corsini sul mare alto

e rari uomini, quasi immoti, affondano

o salpano le reti. Con un segno

della mano additavi all’altra sponda

invisibile la tua patria vera.

Poi seguimmo il canale fino alla darsena

della città, lucida di fuliggine,

nella bassura dove s’affondava

una primavera inerte, senza memoria.

E qui dove un’antica vita

si screzia in una dolce

ansietà d’Oriente,

le tue parole iridavano come le scaglie

della triglia moribonda.

La tua irrequietudine mi fa pensare

agli uccelli di passo che urtano ai fari

nelle sere tempestose:

è una tempesta anche la tua dolcezza,

turbina e non appare,

e i suoi riposi sono anche più rari.

Non so come stremata tu resisti

in questo lago

d’indifferenza ch’è il tuo cuore; forse

ti salva un amuleto che tu tieni

vicino alla matita delle labbra,

al piumino, alla lima: un topo bianco

d’avorio; e così esisti!

2

Ormai nella tua Carinzia


di mirti fioriti e di stagni,

china sul bordo sorvegli

la carpa che timida abbocca

o segui sui tigli, tra gl’irti

pinnacoli le accensioni

del vespro e nell’acque un avvampo

di tende da scali e pensioni.

La sera che si protende

sull’umida conca non porta

col palpito dei motori

che gemiti d’oche e un interno

di nivee maioliche dice

allo specchio annerito che ti vide

diversa una storia di errori

imperturbati e la incide

dove la spugna non giunge.

La tua leggenda, Dora!

Ma è scritta già in quegli sguardi

di uomini che hanno fedine

altere e deboli in grandi

ritratti d’oro e ritorna

ad ogni accordo che esprime

l’armonica guasta nell’ora

che abbuia, sempre più tardi.

È scritta là. Il sempreverde

alloro per la cucina

resiste, la voce non muta,

Ravenna è lontana, distilla

veleno una fede feroce.

Che vuole da te? Non si cede

voce, leggenda o destino…

Ma è tardi, sempre più tardi.

Eugenio Montale

(da Le occasioni)

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