Mistero! Mistero! Kubla Khan di Samuel Taylor Coleridge

VEDI I VIDEO “Kubla Khan” di Samuel Taylor Coleridge letto da Benedict Cumberbatch , “La leggenda del vecchio marinaio” , Coleridge raccontato da Franco Buffoni  Firenze, 29 gennaio 2018 Kubla Khan Nel Xanadu alza Kubla Khan dimora di delizie un duomo dove Alf, il fiume sacro, scorre per caverne vietate all’uomo a un mare senza sole. […]

VEDI I VIDEO “Kubla Khan” di Samuel Taylor Coleridge letto da Benedict Cumberbatch , “La leggenda del vecchio marinaio” , Coleridge raccontato da Franco Buffoni 

Firenze, 29 gennaio 2018

Kubla Khan

Nel Xanadu alza Kubla Khan

dimora di delizie un duomo

dove Alf, il fiume sacro, scorre

per caverne vietate all’uomo

a un mare senza sole.

Dieci miglia di fertile campagna

con mura e torri furono recinte:

e c’era nel giardino un luccichio di rivi

e l’albero d’incenso era fiorito

e v’erano foreste antiche come i clivi

che abbracciavano il verde agro assolato.

Ma oh! quel cupo abisso fino al fondo

straziava la collina nel suo velo di cedri.

Era un orrido sacro e ammaliato

come alcuno ce n’è sotto la luna

calante ove alza gemiti una donna

inquietata dal demone d’amore!

Dall’abisso in un turbine incessante

quasi il suolo rompesse in un singhiozzo,

una polla irruente urgeva a tratti:

fra i crosci subitanei e intermittenti,

con rimbalzi di grandine o di veccia

sotto il flagello di chi trebbia, ingenti

macigni sussultavano e frammenti.

Di là, da quella danza irta di blocchi

alto sorgeva a tratti il fiume sacro.

Cinque miglia di corso vagabondo

per boschi e valli il fiume percorreva,

poi cadeva per grotte senza fondo

tumultuoso in un oceano morto.

E rauche in mezzo a quel tumulto a Kubla

voce d’avi annunziavano guerra!

L’ombra della chiara dimora

fluttuava nella corrente,

indistinta l’eco arrivava

dalle grotte e dalla sorgente.

Era un raro miracolo, una casa

su caverne di ghiaccio ed assolata!

Una fanciulla con la cetra

io vidi in sogno una volta:

era una vergine abissina,

su quella cetra suonava

e cantava del Monte Abora.

Potessi in me resuscitare

quella viva armonia, quel canto

tale delizia inonderebbe il sangue

che a quel suono lungo e chiaro

potrei inalzarlo nell’aria

il castello di sole! Le caverne di ghiaccio!

E chi l’udisse, lo vedrebbe là

e griderebbe! “Mistero! Mistero!”

Gli occhi infuocati ed i capelli al vento!

Un circolo tre volte replicate

intorno a lui, chiudetegli le palpebre,

poiché manna ed ambrosia ha delibate,

il latte delibò del Paradiso.

Kubla Khan

In Xanadu did Kubla Khan

A stately pleasure-dome decree:

Where Alph, the sacred river, ran

Through caverns measureless to man

Down to a sunless sea.

So twice five miles of fertile ground

With walls and towers were girdled round:

And there were gardens bright with sinuous rills,

Where blossomed many an incense-bearing tree;

And here were forests ancient as the hills,

Enfolding sunny spots of greenery.

But oh! that deep romantic chasm which slanted

Down the green hill athwart a cedarn cover!

A savage place! as holy and enchanted

As e’er beneath a waning moon was haunted

By woman wailing for her demon-lover!

And from this chasm, with ceaseless turmoil seething,

As if this earth in fast thick pants were breathing,

A mighty fountain momently was forced:

Amid whose swift half-intermitted burst

Huge fragments vaulted like rebounding hail,

Or chaffy grain beneath the thresher’s flail:

And ‘mid these dancing rocks at once and ever

It flung up momently the sacred river.

Five miles meandering with a mazy motion

Through wood and dale the sacred river ran,

Then reached the caverns measureless to man,

And sank in tumult to a lifeless ocean:

And ‘mid this tumult Kubla heard from far

Ancestral voices prophesying war!

The shadow of the dome of pleasure

Floated midway on the waves;

Where was heard the mingled measure

From the fountain and the caves.

It was a miracle of rare device,

A sunny pleasure-dome with caves of ice!

A damsel with a dulcimer

In a vision once I saw:

It was an Abyssinian maid,

And on her dulcimer she played,

Singing of Mount Abora.

Could I revive within me

Her symphony and song,

To such a deep delight ‘twould win me,

That with music loud and long,

I would build that dome in air,

That sunny dome! those caves of ice!

And all who heard should see them there,

And all should cry, Beware! Beware!

His flashing eyes, his floating hair!

Weave a circle round him thrice,

And close your eyes with holy dread,

For he on honey-dew hath fed,

And drunk the milk of Paradise.

Samuel Taylor Coleridge

(Koubla Khan, poemetto iniziato nel 1798 e pubblicato incompleto nel 1816)