La libellula di Amelia Rosselli

VEDI I VIDEO Versi da “La libellula” , Amelia Rosselli legge “Impromptu” , L’assillo è rima Firenze, 7 novembre 2015 Da “La libellula” Fluisce tra me e te nel subacqueo un chiarore che deforma, un chiarore che deforme ogni passata esperienza e la distorce in un fraseggiare mobile, distorto, inesperto, espertissimo linguaggio dell’adolescenza! Difficilissima lingua del povero! rovente muro del […]

VEDI I VIDEO Versi da “La libellula” , Amelia Rosselli legge “Impromptu” , L’assillo è rima

Firenze, 7 novembre 2015

Da “La libellula”

Fluisce tra me e te nel subacqueo un chiarore

che deforma, un chiarore che deforme ogni passata

esperienza e la distorce in un fraseggiare mobile,

distorto, inesperto, espertissimo linguaggio

dell’adolescenza! Difficilissima lingua del povero!

rovente muro del solitario! strappanti intenti

cannibaleschi, oh la serie delle divisioni fuori

del tempo. Dissipa tu se tu vuoi questa debole

vita che non si lagna. Che ci resta. Dissipa

tu il pudore della mia verginità; dissipa tu

la resa del corpo al nemico. Dissipa tu la mia effige,

dissipa il remo che batte sul ramo in disparte.

Dissipa tu se tu vuoi questa dissipata vita dissipa

tu le mie cangianti ragioni, dissipa il numero

troppo elevato di richieste che m’agonizzano:

dissipa l’orrore, sposta l’orrore al bene. Dissipa

tu se tu vuoi questa debole vita che si lagna,

ma io non ti trovo, o non oso dissiparmi. Dissipa

tu, se tu puoi, se tu sai, se ne hai il tempo

e la voglia, se è il caso, se è possibile, se

non debolmente ti lagni, questa mia vita che

non si lagna. Dissipa tu la montagna che m’impedisce

di vederti o di avanzare; nulla si può dissipare

che già non si sia sfiaccato. Dissipa tu se tu

vuoi questa mia debole vita che s’incanta ad

ogni passaggio di debole bellezza; dissipa tu

se tu vuoi questo mio incantarsi, – dissipa tu

se tu vuoi la mia eterna ricerca del bello e

del buono e dei parassiti. Dissipa tu se tu puoi

la mia fanciullaggine; dissipa tu se tu vuoi,

o puoi, il mio incanto di te, che non è finito:

il mio sogno di te che tu devi per forza assecondare,

per diminuire. Dissipa se tu puoi la forza che

mi congiunge a te: dissipa l’orrore che mi ritorna

a te. Lascia che l’ardore si faccia misericordia,

lascia che il coraggio si smonti in minuscule

parti, lascia l’inverno stirarsi importante nelle

sue celle, lascia la primavera portare via il

seme dell’indolenza, lascia l’estate bruciare

violenta e incauta; lascia l’inverno tornare

disfatto e squillante, lascia tutto – ritorna

a me; lascia l’inverno riposare sul suo letto

di fiume secco; lascia tutto, e ritorna alla

notte delicate delle mie mani. Lascia il sapore

della gloria ad altri, lascia l’uragano sfogarsi.

Lascia l’innocenza e ritorna al buio, lascia

l’incontro e ritorna alla luce. Lascia le maniglie

che coprono il sacramento, lascia il ritardo

che rovina il pomeriggio. Lascia, ritorna, paga,

disfa la luce, disfa la notte e l’incontro, lascia

nidi di speranze, e ritorna al buio, lascia credere

che la luce sia un eterno paragone.

Amelia Rosselli

(da La libellula. Panegirico)

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