Giorno della Memoria con Nelly Sachs

VEDI I VIDEO “Coro dei superstiti” , “Chor der Geretteten” , “Todesfuge” di Paul Celan letta dall’autore, con traduzione del testo , “Se questo è un uomo” (“Shemà”) di Primo Levi , Omaggio ad Anne Frank Firenze, 27 gennaio 2020 – Si rinnovano di anno in anno in tutta Italia le iniziative del «Giorno della Memoria», […]

VEDI I VIDEO “Coro dei superstiti” , “Chor der Geretteten” , “Todesfuge” di Paul Celan letta dall’autore, con traduzione del testo , “Se questo è un uomo” (“Shemà”) di Primo Levi , Omaggio ad Anne Frank

Firenze, 27 gennaio 2020 – Si rinnovano di anno in anno in tutta Italia le iniziative del «Giorno della Memoria», la ricorrenza in ricordo dell’Olocausto istituita nel 2000 e simbolicamente fissata al 27 gennaio: il giorno, nel 1945, della liberazione di Auschwitz. Una ricorrenza di alto significato civile ed educativo, un impegno per non dimenticare in cui istituzioni e scuola, dovunque, sono insieme.

A questa grande testimonianza in difesa di valori umani allora così ferocemente calpestati (ma i diritti umani oggi nel mondo come sono rispettati?) prende parte la cultura in tutte le sue forme: non solo la ricerca storica con i suoi documenti e i suoi  approfondimenti, ma anche la letteratura ed ogni altra espressione artistica, dalla musica alla arti figurative, dal teatro al cinema, secondo un’ampia gamma di appuntamenti coralmente tesi a farsi, per via di conoscenza, unitario messaggio a presidio dell’«umano».

Ne deriva un importante invito partecipativo di tipo societario rivolto a tutti. Ecco così ragazzi ed adulti, giovani e meno giovani, pronti a confrontarsi all’insegna della memoria con duri resoconti di fatti sconcertanti ma realmente accaduti, a riflettere su di essi e su tante situazioni di intolleranza, violenza e sopraffazione che ancor oggi nel mondo permangono e da vicino ci investono, a dare ascolto a moniti e richiami interiori che la loro evocazione suscita.

Ed è nella letteratura e in ogni altra manifestazione dell’arte che a quelle tragiche vicende rimanda che l’idea stessa di «umanità» converge e culmina: in una sinergica sintonia di valore etico e formativo tra memoria, consapevolezza e speranza che rende sempre attuali ed operativamente utili, nel rifiuto del male e nella responsabile, condivisa costruzione del bene, i libri di Primo Levi, il celebre Diario di Anna Frank o i meno noti ma molto intensi versi del Coro dei superstiti di Nelly Sachs.

Marco Marchi

Coro dei superstiti

Noi superstiti

dalle nostre ossa la morte ha già intagliato i suoi flauti,

sui nostri tendini ha già passato il suo archetto –

I nostri corpi ancora si lamentano

col loro canto mozzato.

Noi superstiti

davanti a noi, nell’aria azzurra,

pendono ancora i lacci attorti per i nostri colli –

le clessidre si riempiono ancora con il nostro sangue.

Noi superstiti,

ancora divorati dai vermi dell’angoscia –

la nostra stella è sepolta nella polvere.

Noi superstiti

vi preghiamo:

mostrateci lentamente il vostro sole.

Guidateci piano di stella in stella.

Fateci di nuovo imparare la vita.

Altrimenti il canto di un uccello,

il secchio che si colma alla fontana

potrebbero far prorompere il dolore

a stento sigillato

e farci schiumare via –

Vi preghiamo:

non mostrateci ancora un cane che morde

potrebbe darsi, potrebbe darsi

che ci disfiamo in polvere

davanti ai vostri occhi.

Ma cosa tiene unita la nostra trama?

Noi, ormai senza respiro,

la nostra anima è volata a lui dalla mezzanotte

molto prima che il nostro corpo si salvasse

nell’arca dell’istante –

Noi superstiti,

stringiamo la vostra mano,

riconosciamo i vostri occhi –

ma solo l’addio ci tiene ancora uniti,

l’addio nella polvere

ci tiene uniti a voi.

(traduzione di Ida Porena)

Chor der Geretteten

Wir Geretteten,

Aus deren hohlem Gebein der Tod schon seine Flöten schnitt,

An deren Sehnen der Tod schon seinen Bogen strich –

Unsere Leiber klagen noch nach

Mit ihrer verstümmelten Musik.

Wir Geretteten,

Immer noch hängen die Schlingen für unsere Hälse gedreht

Vor uns in der blauen Luft –

Immer noch füllen sich die Stundenuhren mit unserem tropfenden Blut.

Wir Geretteten,

Immer noch essen an uns die Würmer der Angst.

Unser Gestirn ist vergraben im Staub.

Wir Geretteten

Bitten euch:

Zeigt uns langsam eure Sonne.

Führt uns von Stern zu Stern im Schritt.

Laßt uns das Leben leise wieder lernen.

Es könnte sonst eines Vogels Lied,

Das Füllen des Eimers am Brunnen

Unseren schlecht versiegelten Schmerz aufbrechen lassen

Und uns wegschäumen –

Wir bitten euch:

Zeigt uns noch nicht einen beißenden Hund –

Es könnte sein, es könnte sein

Daß wir zu Staub zerfallen –

Vor euren Augen zerfallen in Staub.

Was hält denn unsere Webe zusammen?

Wir odemlos gewordene,

Deren Seele zu Ihm floh aus der Mitternacht

Lange bevor man unseren Leib rettete

In die Arche des Augenblicks.

Wir Geretteten,

Wir drücken eure Hand,

Wir erkennen euer Auge –

Aber zusammen hält uns nur noch der Abschied,

Der Abschied im Staub

Hält uns mit euch zusammen.

Nelly Sachs

(1946; da Nelle dimore della morte, in Al di là della polvere, Einaudi 1966)

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