Cesena secondo Marino Moretti

VEDI I VIDEO “A Cesena” , “Il ricordo più lontano” , “Leopardi” , “La pioggia nel pineto” di Gabriele D’Annunzio Firenze, 9 ottobre 2015 A Cesena Piove. È mercoledì. Sono a Cesena, ospite della mia sorella sposa, sposa da sei, da sette mesi appena. Batte la pioggia il grigio borgo, lava la faccia della casa senza posa, schiuma a piè delle gronde […]

VEDI I VIDEO “A Cesena” , “Il ricordo più lontano” , “Leopardi” , “La pioggia nel pineto” di Gabriele D’Annunzio

Firenze, 9 ottobre 2015

A Cesena

Piove. È mercoledì. Sono a Cesena,

ospite della mia sorella sposa,


sposa da sei, da sette mesi appena.

Batte la pioggia il grigio borgo, lava

la faccia della casa senza posa,

schiuma a piè delle gronde come bava.

Tu mi sorridi. Io sono triste. E forse

triste è per te la pioggia cittadina,

il nuovo amore che non ti soccorse,

il sogno che non ti avvizzì, sorella

che guardi me con occhio che s’ostina

a dirmi bella la tua vita, bella,

bella! Oh bambina, o sorellina, o nuora,

o sposa, io vedo tuo marito, sento,

oggi, a chi dici mamma, a una signora;

so che quell’uomo è il suocero dabbene

che dopo il lauto pasto è sonnolente,

il babbo che ti vuole un po’ di bene…

« Mamma! » tu chiami, e le sorridi e vuoi

ch’io sia gentile, vuoi ch’io le sorrida,

che le parli dei miei vïaggi, poi…

poi quando siamo soli (oh come piove!)

mi dici rauca di non so che sfida

corsa tra voi; e dici, dici dove,

quando, come, perché; ripeti ancora

quando, come, perché; chiedi consiglio

con un sorriso non più tuo, di nuora.

Parli d’una cognata quasi avara

che viene spesso per casa col figlio

e non sai se temerla o averla cara;

parli del nonno ch’è quasi al tramonto,

il nonno ricco, del tuo Dino, e dici:

« Vedrai, vedrai se lo terrò di conto »;

parli della città, delle signore

che già conosci, di giorni felici,

di libertà, d’amor proprio, d’amore.

Piove. È mercoledì. Sono a Cesena,

sono a Cesena e mia sorella è qui

tutta d’un uomo ch’io conosco appena.

tra nuova gente, nuove cure, nuove

tristezze, e a me parla… così,

senza dolcezza, mentre piove o spiove:

«La mamma nostra t’avrà detto che…

E poi si vede, ora si vede, e come!

sì, sono incinta… Troppo presto, ahimè!

Sai che non voglio balia? che ho speranza

d’allattarlo da me? Cerchiamo un nome…

Ho fortuna, è una buona gravidanza…»

Ancora parli, ancora parli, e guardi

le cose intorno. Piove. S’avvicina

l’ombra grigiastra. Suona l’ora. È tardi.

E l’anno scorso eri così bambina!

Marino Moretti 

(da Poesie scritte col lapis, 1910)

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