Catullo, Lesbia e i mille e mille baci

VEDI I VIDEO Il carme V “Vivamus, mea Lesbia, atque amemus” in italiano , … in latino (lettura metrica) , … ancora in latino (con canto) , …secondo Tyrtarion , …e secondo Carl Orff Firenze, 20 giugno 2015 Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo, e ogni mormorio perfido dei vecchi valga per noi la più vile moneta. Il giorno […]

VEDI I VIDEO Il carme V “Vivamus, mea Lesbia, atque amemus” in italiano , … in latino (lettura metrica) , … ancora in latino (con canto) , …secondo Tyrtarion , …e secondo Carl Orff

Firenze, 20 giugno 2015

Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo

Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo,

e ogni mormorio perfido dei vecchi

valga per noi la più vile moneta.

Il giorno può morire e poi risorgere,

ma quando muore il nostro breve giorno,

una notte infinita dormiremo.

Tu dammi mille baci, e quindi cento,

poi dammene altri mille, e quindi cento,

quindi mille continui, e quindi cento.

E quando poi saranno mille e mille,

nasconderemo il loro vero numero,

che non getti il malocchio l’invidioso

per un numero di baci così alto.

(traduzione di Salvatore Quasimodo)

Vita e amore a noi due Lesbia mia

Vita e amore a noi due Lesbia mia

E ogni acida censura di vecchi

Come un soldo bucato gettiamo via.

Il sole che muore rinascerà

Ma questa luce nostra fuggitiva

Una volta abbattuta, dormiremo

Una totale notte senza fine.

Dammi baci cento baci mille baci

E ancora baci cento baci mille baci!

Le miriadi dei nostri baci

Tante saranno che dovremo poi

Per non cadere nelle malìe

Di un invidioso che sappia troppo,

Perderne il conto scordare tutto.

(traduzione di Guido Ceronetti)

Vivamus, mea Lesbia, atque amemus

Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,

rumoresque senum severiorum

omnes unius aestimemus assis.

Soles occidere et redire possunt:

nobis cum semel occidit brevis lux,

nox est perpetua una dormienda.

Da mi basia mille, deinde centum,

dein mille altera, dein secunda centum,

deinde usque altera mille, deinde centum,

Dein, cum milia multa fecerimus,

conturbabimus illa, ne sciamus,

aut ne quis malus invidere possit,

cum tantum sciat esse basiorum.

Gaio Valerio Catullo 

(Carmina, V)

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