8 marzo con Sibilla Aleramo

VEDI I VIDEO “Rosa dell’anno” , Dal romanzo “Una donna” , Una lettera a Dino Campana , Da “Un viaggio chiamato amore” di Michele Placido (2002) , “Tanti e tanti anni” , “Ironica e pallida” Firenze, 8 marzo 2019 Rosa dell’anno Arrivai una volta,  che un anno finiva, in un paese di mare, era sera […]

VEDI I VIDEO “Rosa dell’anno” , Dal romanzo “Una donna” , Una lettera a Dino Campana , Da “Un viaggio chiamato amore” di Michele Placido (2002) , “Tanti e tanti anni” , “Ironica e pallida”

Firenze, 8 marzo 2019

Rosa dell’anno

Arrivai una volta, 

che un anno finiva,

in un paese di mare,

era sera era freddo

io nessuno conoscevo,

saliva alla stanza

gelida e vasta

suono di danza

e, di più lontano,

l’ansito del mare.

Così m’addormii, né più ricordo

se in sogno piansi.

Una rosa ricordo

che il domani mi comprai,

nella stanza portai

per me sola il giorno

che l’anno incominciava,

bella e bianca fiorita

per me nel mattino del gelo,

e il mare che si lamentava.

Ancora in una sera

che l’anno finisce,

vasta è la stanza

ma c’è fuoco ed è mia,

lungi è il mare,

lungi chi vorrei con me, e tace,

sono sola come quella

che nella sera lontana

sì freddo aveva,

udiva il lamento del mare,

ancor non conosceva

l’amore d’oggi che tace.

Sono sola né piango,

se non forse in cuore,

c’è fuoco nella stanza,

fuori grida salve la città

grida speranza

nella notte dell’anno,

e domani, se non io,

qualcuno una rosa si comprerà.

Sono tanto brava

Sono tanto brava lungo il giorno.

Comprendo, accetto, non piango.

Quasi imparo ad avere orgoglio quasi fossi un uomo.

Ma al primo brivido di viola in cielo

ogni diurno sostegno dispare.

Tu mi sospiri lontano: “Sera, sera dolce e mia!”

Sembrami d’aver tra le dita la stanchezza di tutta la terra.

Non son più che sguardo, sguardo sperduto, e vene.

Tanti e tanti anni

E’ Agosto, è meriggio, alti prati intorno,

io compio tanti anni e tanti, e da lungi

ecco tu mi scrivi con la cara mano, scrivi

che troppo io son giovine e zingara e inquieta,

tu mio bene segreto, tu che mio non sei,

tu alto sovra quanto mai, alto amore,

e da lungi il tuo sorriso di carità dolce

vita e morte ugualmente m’illumina,

colme e preziose di pianto e gloria.

Ironica e pallida

Ironica e pallida

da un cielo bianco d’inverno

la luna mi guarda,

è quasi sera,

io sono tanto stanca

e povera come la più povera…

Mendicare ancora, perchè?

Son sola e senza più giovinezza;

s’irride ai miei canti

e pallida e di pietra,

come da un cielo d’inverno,

la vita mi guarda;

è quasi sera…

Sibilla Aleramo

(da Tutte le poesie, Mondadori 2004)

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