Callas Day con una poesia di Pasolini

VEDI I VIDEO Maria Callas canta “D’amor sull’ali rosee” da “Il Trovatore” di Verdi , … e “Del fiero duol che il cor mi frange” dalla “Medea” di Cherubini , Intervista alla Callas in occasione di una rappresentazione di “Medea” al Teatro alla Scala (1961) , La Callas parla della “Medea” di Pasolini (1969) , La […]

VEDI I VIDEO Maria Callas canta “D’amor sull’ali rosee” da “Il Trovatore” di Verdi , … e “Del fiero duol che il cor mi frange” dalla “Medea” di Cherubini , Intervista alla Callas in occasione di una rappresentazione di “Medea” al Teatro alla Scala (1961) , La Callas parla della “Medea” di Pasolini (1969) , La Callas nel film

Firenze, 16 settembre 2018 – Ricordando che il 16 settembre 1977 il grande soprano Maria Callas moriva a Parigi.

Timor di me?

Oh, un terribile timore;

La lietezza esplode

contro quei vetri sul buio

Ma tale lietezza, che ti fa cantare in voce

è un ritorno dalla morte: e chi può mai ridere –

Dietro, sotto il riquadro del cielo annerito

Riapparizione ctonia!

Non scherzo: chè tu hai esperienza

di un luogo che non ho mai esplorato, UN VUOTO

NEL COSMO

È vero che la mia terra è piccola

Ma ho sempre affabulato sui luoghi inesplorati

con una certa lietezza, quasicchè non fosse vero

Ma tu ci sei, qui, in voce

La luna è risorta;

le acque scorrono;

il mondo non sa di essere nuovo e la sua nuova giornata

finisce contro gli alti cornicioni e il nero del cielo

Chi c’è, in quel VUOTO DEL COSMO,

che tu porti nei tuoi desideri e conosci?

C’è il padre, sì, lui!

Tu credi che io lo conosca? Oh, come ti sbagli;

come ingenuamente dai per certo ciò che non lo è affatto;

fondi tutto il discorso, ripreso qui, cantando,

su questa presunzione che per te è umile

e non sai invece quanto sia superba

essa porta in sé i segni della volontà mortale della maggioranza –

L’occhio ilare di me mai disceso agli Inferi,

ombra infernale vagolante

nasconde

E tu ci caschi

Tu conosci di ciò che è realtà solo quell’Uomo Adulto

ossia ciò che si deve conoscere;

lei, la Donna Adulta, stia all’Inferno

o nell’Ombra che precede la vita

e di là operi pure i suoi malefizi, i suoi incantesimi;

odiala, odiala, odiala;

e se tu canti e nessuno ti sente, sorridi

semplicemente perché, per ora, intanto, sei vittoriosa –

in voce come una giovane figlia avida

che però ha sperimentato la dolcezza;

Parigi calca dietro alle tue spalle un cielo basso

con la trama dei rami neri; ormai classici;

questa è la storia –

Tu sorridi al Padre –

quella persona di cui non ho alcuna informazione,

che ho frequentato in un sogno che evidentemente non ricordo –

strano, è da quel mostro di autorità

che proviene anche la dolcezza

se non altro come rassegnazione e breve vittoria;

accidenti, come l’ho ignorato; così ignorato da non saperne niente –

cosa fare?

Tu doni, spargi doni, hai bisogno di donare,

ma il tuo dono te l’ha dato Lui, come tutto;

ed è un Nulla il dono di Nessuno;

io fingo di ricevere;

ti ringrazio, sinceramente grato;

Ma il debole sorriso sfuggente

non è di timidezza;

è lo sgomento, più terribile, ben più terribile

di avere un corpo separato, nei regni dell’essere –

se è una colpa

se non è che un incidente: ma al posto dell’Altro

per me c’è un vuoto nel cosmo

un vuoto nel cosmo

e da là tu canti.

Pier Paolo Pasolini

(da “Trasumanar e organizzar”, 1971)

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