Google e Apple: le spine dei giganti

Meglio cooperare che infilarsi in una lunga battaglia legale, rischiando di perderla: così Google ha optato per l’accordo con l’Antitrust Ue, che nel novembre 2010 aveva aperto un’indagine per abuso di posizione dominante. Mountain View avrebbe favorito i propri prodotti nei risultati di ricerca, declassando i contenuti di potenziali concorrenti, e per questo rischiava una […]

Meglio cooperare che infilarsi in una lunga battaglia legale, rischiando di perderla: così Google ha optato per l’accordo con l’Antitrust Ue, che nel novembre 2010 aveva aperto un’indagine per abuso di posizione dominante. Mountain View avrebbe favorito i propri prodotti nei risultati di ricerca, declassando i contenuti di potenziali concorrenti, e per questo rischiava una multa salatissima. Ha fatto tesoro della lezione di Microsoft: accusata per la prima volta nel 1998, pagò 497 milioni di euro nel 2004 (con Mario Monti Commissario Ue alla concorrenza); per non aver rispettato gli accordi fu di nuovo multata per 899 milioni di euro nel 2008. Anche altri colossi Usa, come Intel e Ibm sono incappati in indagini e sanzioni: Bruxelles non ha timori riverenziali, e saggiamente Google ha scelto la mediazione.

Qualche nube, sia pur di diversa natura, è apparsa anche sul cielo di Apple: la trimestrale appena presentata ha deluso di analisti finanziari. Una affermazione che suona incredibile, visti i numeri di Cupertino: ricavi in aumento del 23% a 35 miliardi di dollari (la previsione era di 37,25), utile netto in progresso del 21% a 8,8 miliardi di dollari con un dividendo, in arrivo il 16 agosto, di 2.65 dollari per azione.

A un comune mortale risulta difficile capire come queste cifre, che farebbero felici il 99.9% delle aziende di qualsiasi tipo in tutto il mondo, possano sembrare «deludenti». Anche perché la preoccupazione principale deriva dal rallentamento di vendite dell’iPhone: ‘solo’ 26 milioni di pezzi, ‘solo’ il 26% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma ben il 26% in meno del trimestre precedente. E non basta l’iPad, che fila come un treno a velocità supersonica con 17 milioni di tablet venduti, a rasserenare Wall Street, che punisce il titolo, mentre si sottolinea che è la seconda volta in 20 trimestri (quasi 7 anni) che Apple non centra le attese. Eppure non ci vuole una laurea ad Harvard per capire che il nuovo iPhone, in arrivo in autunno, frena le vendite del vecchio. Sondaggi di mercato Usa dicono un terzo dei consumatori ritiene probabile l’acquisto dell’iPhone5 (se si chiamerà così), nonostante ci sia già una mezza sollevazione popolare perché dovrebbe avere un connettore diverso da quello attuale. I direttori finanziari di mezzo mondo vorrebbero avere le preoccupazioni dei manager di Cupertino. C’è da giurarci.

 

Pubblicato il 26 luglio su Qn – Quotidiano Nazionale / il Resto del Carlino / La Nazione / il Giorno

antitrust apple google