Nella buona scuola non c’è posto per la Geografia

Renzi ha deciso. La conoscenza della geografia, in particolare quella economica e politica, deve essere solo appannaggio in Italia dei pochi strateghi militari e dei capitani d’azienda, che la studiano in maniera interessata a spese dello Stato o delle loro imprese. I giovani italiani, cittadini di domani, non dovranno conoscerla né studiarla. Tanti auguri Italia! […]

Renzi ha deciso. La conoscenza della geografia, in particolare quella economica e politica, deve essere solo appannaggio in Italia dei pochi strateghi militari e dei capitani d’azienda, che la studiano in maniera interessata a spese dello Stato o delle loro imprese. I giovani italiani, cittadini di domani, non dovranno conoscerla né studiarla. Tanti auguri Italia!

Prof. Riccardo Canesi (Coordinamento nazionale SOS Geografia)

La tanto decantata consultazione chiamata «Buona Scuola» ha effettivamente decretato la totale assenza della Geografia tra i saperi di base e nessun potenziamento della materia nonostante sia già ridotta ai minimi termini. Perché purtroppo, nel nostro Paese, questa materia non riveste un ruolo centrale nella scuola italiana, soprattutto nelle Superiori. E tutto ciò malgrado sia sempre più evidente come il suo insegnamento sia strategico per la competitività economica in quanto forma giovani educati alla globalizzazione, alla conoscenza dei fenomeni socio-economici e alla complessità dei problemi del Pianeta. Per la scuola italiana era già limitante il fatto che argomenti così attuali fossero trattati solo negli istituti tecnico-commerciali e non nelle altre scuole, vedi i licei, dai quali esce buona parte della classe dirigente. Ora nell’attesa di conoscere le decisioni del governo la domanda sorge spontanea: senza le lezioni di geografia migliorerà la nostra scuola e la cultura dei nostri ragazzi?

laura.fasano@ilgiorno.net