La morte di Giulio e la necessità di non cedere

I SEGNI DELLE BRUCIATURE sul corpo, il ritrovamento nel fosso seminudo, confermano che Giulio Regeni, lo studente italiano scomparso al Cairo lo scorso 25 gennaio ha subito torture. E questo apre scenari inquietanti sui suoi ultimi giorni di vita. Il nostro Paese avrà la forza di chiedere che sia fatta piena luce su quanto accaduto? Le […]

I SEGNI DELLE BRUCIATURE sul corpo, il ritrovamento nel fosso seminudo, confermano che Giulio Regeni, lo studente italiano scomparso al Cairo lo scorso 25 gennaio ha subito torture. E questo apre scenari inquietanti sui suoi ultimi giorni di vita. Il nostro Paese avrà la forza di chiedere che sia fatta piena luce su quanto accaduto? Le prime reazioni politiche stavolta mi fanno ben sperare. Speriamo di non essere smentiti.

Marco Galardi, Milano

GIULIO REGENI era un ricercatore universitario di appena 28 anni, aveva l’avventura nel sangue e in Egitto era finito volutamente in contatto con attivisti per i diritti umani e con giornalisti non allineati che raccontano la verità su quanto sia dura la vita da quelle parti. Anche il solo fatto di avere nella rubrica numeri che scottano può esser stato motivo per l’omicidio. A cosa avranno pensato i servizi egiziani, da sempre primitivi sia nei mezzi che nel modo di fare? In queste ore si susseguono tante domande alle quali Giulio non potrà rispondere, ma qualcun altro sì. Si rincorrono anche interpretazioni a dir poco incredibili, ufficiali e di alcuni giornali che, accreditando perfino la versione dei servizi egiziani che naturalmente negano ogni responsabilità, rivolgono l’attenzione sul fatto criminale puro e semplice, se non addirittura alla tesi dell’incidente. Presto per avere certezze, speriamo solo nella fermezza di chi è chiamato a far emergere la verità, evitando di sacrificarla a bassi interessi e ipocrite diplomazie.

laura.fasano@ilgiorno.net