Giornalismo: c’erano una volta i «maestri»

Ci vuole tanto ad ammettere che la categoria dei giornalisti è scomparsa? Un tempo c’era gente che “istruiva e ammaestrava” (in senso assolutamente positivo) i propri lettori: non per niente c’erano molti giornalisti chiamati “maestri”. Adesso ci dovrebbero essere solo galoppini abili ad annusare l’aria e a scrivere servizi compiacenti modellandosi su quel tipo di […]

Ci vuole tanto ad ammettere che la categoria dei giornalisti è scomparsa? Un tempo c’era gente che “istruiva e ammaestrava” (in senso assolutamente positivo) i propri lettori: non per niente c’erano molti giornalisti chiamati “maestri”. Adesso ci dovrebbero essere solo galoppini abili ad annusare l’aria e a scrivere servizi compiacenti modellandosi su quel tipo di informazione magmatica, dilettantesca, inattendibile e maleducata propria del web. lucianoz, ilgiorno.it

 

I L GIORNALISMO, non ci sono dubbi, sta vivendo un cambiamento così importante che non riusciamo neppure ad accorgerci di quello che sta accadendo intorno a noi. Allora, in questa fase interlocutoria, una grande lezione sarà quella di imparare che occorre semplicemente fare sempre del proprio meglio e non curarsi di quelle che potranno essere le eventuali conseguenze. I lettori seri saranno sempre disposti a pagare per le notizie serie. Integrità, trasparenza, saper sfidare il potere, lavorare bene: a prescindere dai cambiamenti tecnologici che sono in corso, queste qualità, queste prassi non passeranno mai di moda. Il nuovo panorama, indipendentemente da come si configurerà alla fine, esige giornalisti che siano molte cose diverse: adattabili, dotati di spirito imprenditoriale, determinati, tenacemente cocciuti e «motivati». Forse – per rispondere al lettore – meno «maestri», ma certamente neppure galoppini. laura.fasano@giorno.net