Clima, rischio di cambiamenti irreversibili anche restando entro i 2° gradi

di Alessandro Farruggia Roma _ La Terra è sull’orlo dell’abisso climatico. Anche se riuscissimo a contenere le emissioni di gas serra e la temperatura del pianeta restasse entro i due gradi dall’epoca preindustriale come indicato nell’accordo di Parigi _ ipotesi assai ardua dato che ci siamo già “bruciati” un grado _ potrebbero inescarsi una serie […]

di Alessandro Farruggia

Roma _ La Terra è sull’orlo dell’abisso climatico. Anche se riuscissimo a contenere le emissioni di gas serra e la temperatura del pianeta restasse entro i due gradi dall’epoca preindustriale come indicato nell’accordo di Parigi _ ipotesi assai ardua dato che ci siamo già “bruciati” un grado _ potrebbero inescarsi una serie di retroazioni, i feedback, che porterebbero la temperatura del pianeta ad innalzarsi di 4-5 gradi dando vita a quello che gli autori dello studio pubblicato sul prestigioso PNAS _ e che potete trovare QUI _ chiamano “Terra serra”. “Le emissioni umane di gas serra _ ha dichiarato Will Steffen, principale autore dello studio e ricercatore climatico presso l’Università Nazionale Australiana e l’istituto di ricerca svedese Stockholm Resilience Centre _non sono l’unico fattore determinante della temperatura sulla Terra. Il nostro studio suggerisce che il riscaldamento globale indotto dall’uomo di 2 gradi Celsius può innescare altri processi del sistema Terra, chiamati ‘feedback’, che potrebbero portare un ulteriore riscaldamento anche se smettessimo di emettere gas a effetto serra”.

“L’Antropocene _ scrive il team di ricercatori  _ rappresenta l’inizio di una traiettoria molto rapida del sistema Terra, causata dall’uomo, che si allontana dal ciclo limite glaciale-interglaciale verso nuove e più calde condizioni climatiche e una biosfera profondamente diversa. La temperatura attuale, ad oltre 1 °C al di sopra di una linea di base dell’epoca preindustriale, si sta avvicinando al livello massimo delle condizioni interglaciali degli ultimi 1,2 milioni di anni. Cosa ancora più importante, la traiettoria rapida del sistema climatico negli ultimi cinquant’anni, insieme al blocco tecnologico e all’inerzia socioeconomica dei sistemi umani, impegna il sistema climatico a condizioni che vanno al di là di quelle interglaciali del passato. Noi, quindi, suggeriamo che il Sistema Terra possa già aver superato un “bivio” una biforcazione che porta il Sistema Terra fuori dal prossimo ciclo di glaciazione”.

“Noi suggeriamo _ proseguono i ricercatori _ che i processi di feedback biogeofisico all’interno del Sistema Terra, abbinati al degrado umano diretto della biosfera, possano svolgere un ruolo più importante di quanto normalmente ipotizzato, limitando la gamma di potenziali traiettorie future e potenzialmente eliminando la possibilità di traiettorie intermedie. Riteniamo che vi sia un rischio significativo che queste dinamiche interne, specialmente le forti non linearità nei processi di feedback, possano diventare un fattore importante o forse addirittura dominante nel guidare la traiettoria che il Sistema Terra effettivamente seguirà nei prossimi secoli”. Il rischio è trasformarla in un pianeta ben più caldo più caldo di quanto sarebbe per il solo effetto delle emissioni umane. Se se anche in termini di gas serra di origine antropica il riscaldamento raggiungesse effettivamente i 2 gradi, l’obiettivo fissato nell’accordo di Parigi. “Il rischio _ scrivono gli autori _ è che un riscaldamento a 2 °C possa attivare importanti elementi di ribaltamento , aumentando ulteriormente la temperatura per attivare altri elementi di ribaltamento in una cascata simile a quella di un domino che potrebbe portare il Sistema Terra a temperature ancora più elevate”.

Tra questi lo scioglimento dei ghiacci artici che modificherebbe l’albedo (il potere riflettente di una superficie. Ndr) di intere regioni della Terra e offrendo alla radiazione solare superfici più scure porterebbe a un ulteriore riscaldamento, oppure la “saturazione” della capacità di assorbimento di Co2 degli oceani e delle foreste che da assorbitori diventerebbero emettitori, lo scioglimento del permafrost (il terreno ghiacciato che ad esempio copre vaste regioni in Siberia, Alaska, Canada) che contiene grandi quantità di metano, potente gas serra. O ancora alterazioni alla circolazione termoalina dell’Atlantico (la cosiddetta “Corrente del Golfo”), El Nono nel Pacifico, lo scioglimento dei ghiacciai alpini, di quelli della Groenlandia dell’Himalaya, di parte della calotta antartica.

I ricercatori _ gli allegati allo studio si trovano QUI _ stimano che sia possibile, rispettando e implementando l’accordo di Parigi, rimanere entro i 2-3 gradi di riscaldamento (con riscaldamento del mare di 10-22 metri) evitando il rischio di un riscaldamento di 4-5 gradi (con innalzamento del mare di 10-60 metri) nel caso le emissioni rimanessero alte. Ma anche con un riscaldamento di 2-3 gradi potrebbero innescarsi i feedback che rilascerebbero in atmosfera enormi quantità di gas serra. Rendendo la situazione praticamente irreversibile.

“Alcuni dei cambiamenti associati ai feedback _ prosegue lo studio _ sono reversibili in tempi brevi di 50-100 anni (ad esempio, il cambiamento nell’estensione del ghiaccio marino artico con un riscaldamento o un raffreddamento del clima; il ghiaccio marino antartico può essere meno reversibile a causa dell’accumulo di calore nell’Oceano meridionale), ma la maggior parte dei cambiamenti sono in gran parte irreversibili in tempi sensibili per le società contemporanee (ad esempio, la perdita di carbonio permafrost). Alcuni dei feedback non hanno soglie apparenti (ad esempio, cambiamenti nei pozzi di assorbimento terrestri e oceanici del carbonio, come l’aumento dell’assorbimento di carbonio dovuto all’effetto della fertilizzazione a CO2 o la diminuzione dell’assorbimento dovuto a una diminuzione delle precipitazioni). Per alcuni l’attraversamento del punto di soglia potrebbe provocare una risposta brusca e non lineare (ad esempio, conversione di vaste aree della foresta amazzonica in savana o foresta stagionalmente secca), mentre per altri porterebbe a una risposta più graduale ma auto-perpetuante (perdita su larga scala di permafrost). Anche dopo l’attraversamento di una soglia potrebbero verificarsi notevoli ritardi, in particolare per quegli elementi che comportano lo scioglimento di grandi masse di ghiaccio”.

“Gli impatti di una “Terra serra” sulle società umane _ avvertono gli autori _ sarebbero probabilmente massicci, a volte bruschi e senza dubbio dirompenti. Evitare questa soglia è un obiettivo che a può essere raggiunto e mantenuto solo da uno sforzo coordinato e deliberato da parte delle società umane per gestire il nostro rapporto con il resto del Sistema Terra, riconoscendo che l’umanità è una componente integrante e interagente del sistema. L’umanità si trova oggi di fronte alla necessità di decisioni e azioni critiche che possano influenzare il nostro futuro per secoli, se non per millenni”.

Il timore è che questo condivisibile auspicio si perda tra i vari egoismi nazionali e l’azione delle lobby di settore, nella convinzione di molti decisori politici che la mitigazione è impopolare e non paga un dividendo poltico e il cambiamento climatico semmai colpirà gli altri e comunque sarà grossomodo gestibile. Una scommessa rischiosa.