La moneta digitale è una cosa seria? Non ancora, ma lo diventerà.

Gentile signor De Carlo, ho letto con molta curiosità il suo articolo di oggi sui bitcoin, moneta anarchica, di cui non sapevo assolutamente niente. Cercando nel web notizie ho trovato che la moneta virtuale pare abbia iniziato a circolare nel 2009 e che il suo software sia stato creato, da Satoshi Nakamoto, uno pseudonimo, naturalmente. […]



Gentile signor De Carlo,

ho letto con molta curiosità il suo articolo di oggi sui bitcoin, moneta anarchica, di cui non sapevo assolutamente niente.

Cercando nel web notizie ho trovato che la moneta virtuale pare abbia iniziato a circolare nel 2009 e che il

suo software sia stato creato, da Satoshi Nakamoto, uno pseudonimo, naturalmente.

Mt.Gox, invece, con sede a Tokyo, è, visibile e reale, il più grande intermediario tra utenti e cambiavalute virtuale da monete conosciute a bitcoin con il 76% di scambi controllati.

Il Financial Crimes Enforcement Network ha detto che le aziende che trattano bitcoin devono palesarsi al governo e Mt.Gox ha aderito ad una partnership per garantire legalità e trasparenza per gli spostamenti di denaro avvenuti, però, negli U.S.A.

I bitcoin vengono usati anche per pagare droga, pornografia o riciclare denaro sporco e il controllo

dovrebbe essere ben più esteso, ma la Banca Centrale Europea sembra non occuparsene,per ora. L’aumento del valore dei bitcoin, poi, sembra un effetto della crisi di Cipro, ma potrebbero essere usati per causare la crisi di un paese economicamente fragile?

Ben Laurie,ingegnere di software e crittografo

della Cambridge University, dice ” Dietro queste monete virtuali non c’è niente altro che tanta elettricità sprecata’’.

Una specie di catena di S.Antonio

planetaria con potenzialità e rischi moltiplicati dalla rete?

Mi resta, sospesa, la stessa domanda che il giornalista Danny O’Brien dell’Irish Times, riferisce

di sentirsi fare dalle persone a cui mostra lo schema dell’economia Bitcoin : “Ma è legale ? ” e ” E’ un imbroglio? “.

Cordiali saluti

Luisella Rech

*** *** ***

E’ legale, certo. Nel senso che tutto quello che non è illegale è legale. E non è un imbroglio. Nel senso che chi la vuol comprare sa cosa compra e soprattutto sa che si tratta di una disponibilità molto limitata.

Non è nemmeno una catena di Sant’Antonio. Nel senso che nessuno invita a moltiplicare il numero dei clienti. Anzi sono i potenziali clienti a mettersi in fila, sempre virtualmente, per comprare Bitcoin. Tanto è vero che la sua quotazione è aumentata a dismisura.

Ma – come scritto nel mio commento – i rischi per il sistema bancario ci sono. Eccome.

Nulla vieta che un giorno il conio digitale di Bitcoin ci ripensi e ne metta in circolazione non 20 milioni, ma miliardi. A quel punto come vietarne l’uso senza infrangere le libertà economiche che sono parte integrante dei nostri ordinamenti?

A meno che ovviamente non vengano commessi reati. Ma questo è un altro discorso.

Insomma sarà bene prendere atto che il web sta cambiando il mondo. E le banche, come lei sa, avrebbero bisogno di cambiare più di altre tradizionali istituzioni.

Un fenomeno del genere si sta verificando, tanto per fare un altro esempio, nell’informazione. Proprio questa mattina sul Washington Post leggevo della mobilitazione dei networks televisivi tradizionali, da Nbc a Cbs, a Abc, Cnn, Fox, eccetera eccetera perché un provider chiamato Aereo si propone di trasmettere online i loro programmi bypassando etere, cavi, digitali terrestri e quant’altro. A costi dieci volte inferiori per gli utenti.

Un po’ quello quanto è avvenuto nel settore dei telefoni. Quando arrivai negli States, pagavo un migliaio di dollari al mese per le telefonate intercontinentali. Ora qualche decina. Se non addirittura nulla quando uso Skype.

Anche nel caso di Aereo la battaglia arriverà in Congresso. Ma il suo esito è segnato: non si può arrestare l’innovazione.

Stessa cosa per Bitcoin. Per ora la moneta digitale è poco più di una curiosità. Non così – penso – fra qualche anno.