Grillo, Boldrini e il machismo 2.0: prima di twittare contate fino a dieci

Per carità niente frasi fatte tipo basta barbarie o giù di lì. Però i commenti sessisti, mi spiace, ma non mi vanno giù. È insopportabile essere donna e vedere che, qualunque sia il tuo ruolo sociale, presidente della Camera, giornalista, parlamentare, sei bersaglio dei soliti commenti a sfondo sessuale. Con riferimenti più o meno espliciti […]

Per carità niente frasi fatte tipo basta barbarie o giù di lì. Però i commenti sessisti, mi spiace, ma non mi vanno giù. È insopportabile essere donna e vedere che, qualunque sia il tuo ruolo sociale, presidente della Camera, giornalista, parlamentare, sei bersaglio dei soliti commenti a sfondo sessuale. Con riferimenti più o meno espliciti all’aspetto fisico e a presunte avventure sessuali capaci di regalarti chissà quale posizione lavorativa, come se ciò che hai fatto per arrivare fin lì, non contasse un’emerita cippa. A un uomo succede lo stesso? No. Avete ricordo di qualche offesa simile a quella del grillino De Rosa alle parlamentari Pd (‘siete qui perché brave a fare i p…”) rivolta a un uomo? Dubito. Ma per spiegare il mio ragionamento faccio due esempi: Boldrini e Mastrapasqua (ma se al posto della presidente della Camera e dell’ex numero uno dell’Inps ci fosse una qualunque donna e un qualunque uomo, il paragone – sebbene forse con  riferimenti meno violenti – reggerebbe lo stesso. Pensate a quello che succede in qualunque scuola, ufficio etc…).

La prima è stata duramente criticata per la ‘tagliola’ dal Movimento 5 Stelle. E fin qui, tutto lecito. Poi, però, le critiche hanno trasceso la normale decenza e si è arrivati a chiedere ai naviganti del blog di Grillo “che cosa farebbero con la Boldrini in auto”. E giù commenti irripetibili. Il giorno dopo, all’apice del trash, pure il capo comunicazione dei 5 Stelle ha pensato di metterci del suo: “Tranquilla Laura, se anche nel blog di Grillo ci fossero dei potenziali stupratori tu non corri nessun rischio!”. Come a dire: la Boldrini non ci piace (fisicamente). E non la stupreremmo. Allucinante. Ma non perché rivolta alla Boldrini in quanto presidente della Camera, ma perché rivolta alla Boldrini in quanto donna. Ma questa mentalità machista che sopravvive pure nel 2014 d.C. (come ha scritto una mia amica su Facebook) non è solo prerogativa dei grillini. È diffusa ovunque.

Ieri, ad esempio, mi sono trovata a commentare su Twitter un talk show politico ed ecco che dopo neanche tre minuti è arrivato questo cinguettìo: “Preferisco tizio alle fi… di legno come tizia, tizia1, tizia3”. Ecco, che bisogno c’era di usare quel riferimento? Non si poteva semplicemente scrivere: “Preferisco tizio, perché tizia dice sciocchezze o qualcosa del genere?”.

Prendiamo il caso Mastrapasqua. L’ex presidente dell’Inps si è recentemente dimesso dopo essere stato bersagliato dai media per i suoi 25 incarichi, la laurea falsa e, soprattutto, per essere stato indagato per truffa aggravata in seguito alla vicenda delle fatture gonfiate dell’ospedale Israelitico che dirigeva. Tutto qui. Le critiche sono arrivate nel merito della carriera, del curriculum, della biografia, degli incarichi e nient’altro. Ecco, per quanto pesanti, su Mastrapasqua gli attacchi non sono andati sul personale (salvo dire che anche la moglie ha una ventina di poltrone). Se, invece, Mastrapasqua fosse stato una donna, secondo voi, di cosa si sarebbe parlato oltre agli incarichi multipli? E sul web in che modo si sarebbe affrontata la questione? Ecco, pensiamoci. E avviso gli uomini (grillini e non) che hanno il tweet facile: prima di scrivere beceri commenti, contate fino a dieci. Forse qualche mostruosità riuscirete a evitarla.

Rosalba Carbutti

Twitter@rosalbacarbutti

E’ questione di cuore è anche su Facebook

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