Urla nel buio

«SENTI, senti il grido dei figli?», canta il coro della Medea di Euripide. La madre assassina, vergogna della storia e delle donne. Come Abramo, se quella mano non l’avesse fermato, lo sarebbe stato per i padri. «Senti il grido dei figli?». È una domanda che taglia i secoli e i confini e che dal cielo […]

«SENTI, senti il grido dei figli?», canta il coro della Medea di Euripide. La madre assassina, vergogna della storia e delle donne. Come Abramo, se quella mano non l’avesse fermato, lo sarebbe stato per i padri. «Senti il grido dei figli?». È una domanda che taglia i secoli e i confini e che dal cielo dell’Ellade gonfio di miti si ficca dentro la coscienza o dentro la ragione, poco importa. Non avete sentito il grido dei figli? Non ce lo siamo chiesto, tutti, di fronte alle madri e ai padri che uccidono le loro creature? L’ultimo caso ieri, quello del disoccupato di 47 anni che ha aggredito le figlie mentre dormivano, uccidendo quella di 12 anni. La moglie lo aveva lasciato. Disperazione, gelosia. Vendetta. Perché lasciare una madre senza figli è come prendere in ostaggio il futuro. Per sempre. Peggio non c’è. Il raptus di follia, in genere, è la formula magica che tenta di spiegare l’inspiegabile, di dare un senso ad atti inumani, contro natura, come ammazzare un pezzo di se stessi. Ma lo sappiamo bene che quella è una coperta troppo corta: copre solo i piedi del mostro. Vai a letto dando un bacio alle tue figlie, e ti svegli con le mani di sangue, come Gregor Samsa si risvegliò scarafaggio. E mentre la figlia muore inizia già a vivere il rimorso per l’orrore, come un’ombra ritagliata nel buio. La parola follia non spiega. Inganna. Vela lo specchio.

Non hanno sentito il grido dei figli Luca Giustini, il ferroviere di Ancona che ha rubato la vita alla sua bimba di 18 mesi? O Massimo Maravalle, che a luglio ha soffocato nel sonno il figlio adottivo, Maxim? E non le ha sentite Carlo Lissi, l’informatico che ha sgozzato nella loro casa nel Milanese la moglie e i due figli di 5 e 20 mesi per poi andare a vedere la partita dell’Italia al bar? L’ossessione per una collega che non lo ha mai degnato di un’attenzione forse gli ha tappato le orecchie? Eppure Maxim, come Elena e Thomas, di 9 e 2 anni, accoltellati dal padre questo febbraio, o Niccolò Imberti, nemmeno tre anni, ucciso a forbiciate dalla mamma a Lecco l’ottobre scorso, devono aver gridato forte, guardando negli occhi chi li ha messi al mondo. Mamme o papà. Coloro che dovevano proteggerli. E che alla fine non sono stati in grado di proteggere nemmeno loro stessi.

figli genitori omicidio