Il mestiere di Papa e quello di premier

Se i vescovi «aprono» alle coppie di fatto, come stupirsi che la sinistra «apra» ai licenziamenti? La famiglia fondata sul matrimonio e la sacralità del posto di lavoro erano, per la Chiesa di Roma e per la sinistra italiana, due totem indiscutibili. Per decenni, i rappresentati terreni di questi due antichi poteri hanno finto di […]

Se i vescovi «aprono» alle coppie di fatto, come stupirsi che la sinistra «apra» ai licenziamenti? La famiglia fondata sul matrimonio e la sacralità del posto di lavoro erano, per la Chiesa di Roma e per la sinistra italiana, due totem indiscutibili. Per decenni, i rappresentati terreni di questi due antichi poteri hanno finto di non vedere che  giorno dopo giorno la realtà erodeva come un fiume le loro granitiche certezze: la società e il mercato del lavoro sono, da tempo, radicalmente cambiati. E mentre tutto cambiava sotto lo sguardo distratto di papi e leader politici, le chiese si svuotavano così come le sezioni di partito, la religione perdeva di autorevolezza così come la politica, la Chiesa e il Palazzo erano presi d’assalto da movimenti civili e da giudici impenitenti. E’ stata la paura del vuoto e l’orrore della sconfitta che ha consentito a due uomini nuovi e narcisi, dotati di un’istintiva empatia e di una straordinaria capacità mediatica di vincere le resistenze interne ai rispettivi mondi. Hanno così potuto consolidare il loro potere sugli «apparati», mettendo di conseguenza mano al sistema di regole e valori in coerenza con gli umori ultimi dell’opinione pubblica. E’ infatti l’oggettiva popolarità di cui godono che consente a papa Francesco e al premier Renzi di rottamare le vecchie certezze facendosi beffe del dissenso interno. Ed è chiaro che, se i due andranno avanti, né la Chiesa romana né la sinistra italiana saranno più quelle di prima. Ma le similitudini finiscono qui. E non tanto perché i cardinali conservatori non sono soliti promuovere scissioni, mentre i conservatori della sinistra pd potrebbero sempre farlo: se, come accadde in Germania quando Schroeder mise mano al mercato del lavoro, ‘la sinistra’ si scindesse, per Renzi sarebbe ancora più facile costruire quel ‘Partito della nazione’ grazie al quale mietere consensi  anche a destra. No, il problema, per Renzi, è un altro. Il problema è che mentre un Papa è sovrano assoluto sulle cose della religione cattolica, un premier non lo è affatto sulle cose della politica nazionale. Grazie alla sconsiderata cessione di sovranità ad un’Europa mai nata, dipendiamo da Bruxelles. E’ infatti noto che Renzi sta riformando il mercato del lavoro soprattutto per ottenere dalla Commissione europea il via libera alla decisione, già presa, di rinviare al 2017 la riduzione del deficit strutturale imposta dal Fiscal compact. La legge di stabilità in via di approvazione, infatti, non stabilizza nulla poiché evita accuratamente di aggredire la spesa pubblica, che nei prossimi 5 anni crescerà di ulteriori 40 miliardi. Se la Commissione sarà clemente con l’Italia come pare non intenda essere con la Francia, andremo avanti ancora per un po’. In caso contrario, dovremo trovare la bellezza di 11,5 miliardi e Renzi dovrà scegliere se  inchinarsi davanti a una dea Europa che si esprime in tedesco o combatterla sul serio. Ma piegare la Germania non sarà semplice come piegare D’Alema e la Cgil. E’ dunque chiaro: più facile il mestiere di Papa che quello di premier.

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