La scienza più esatta che esista è l’intuito, meglio se aiutato dalla fantasia. La Notte Rosa, che quest’anno brinda al decennale, è nata così. Poi è cresciuta poco alla volta, ed è volata in alto nella storia della Riviera. Su, sempre più su. Non ci furono Master plan, nè progetti di lungo respiro, nè strategie studiate intorno ad un tavolo. Sbocciò come nascono le imprese della Romagna: dall’energia, dall’entusiasmo, dalla voglia di lanciarsi in nuove sfide o forse anche per caso. Come le canzoni di Vasco Rossi, che vengono alla luce già con le parole. Il segreto di questa formula è inviolabile per un motivo semplicissimo. È tutto scritto nel Dna della gente di Romagna, quindi nemmeno il cinese più attrezzato potrà mai copiare. È una grande impresa? È una sapiente operazione di marketing? È un marchio? Forse è tutte e tre le cose ma è sicuramente una delle più geniali intuizioni che potesse percorrere nel brivido di un weed end la galassia del divertimento della Riviera dove si mischiano nella più straordinaria baraonda Grand Hotel di superlusso e pensioni formato famiglia, bar, discoteche , ristoranti e locali sulla spiaggia. Giù il cappello, torna la Notte Rosa con i suoi 2 milioni di turisti, oltre 320 eventi quest’anno estesi anche alle Marche, e 200 milioni di fatturato. I numeri sono freddi, si sa , ma danno sempre il senso della realtà. Le luci si accendono in questo immenso palcoscenico di 110 chilometri di costa con 3500 alberghi e 1600 stabilimenti balneari. La Riviera di Romagna è la nostra Los Angeles, una immensa distesa, sonnacchiosa e divisa dai campanili dei paesi d’inverno, musicale e unita in un’ unica grande città d’estate. Chissà se la Notte rosa diventerà eterna come la notte degli Oscar o il Festival di Sanremo. In ogni caso è passata alla storia.
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