SCAMBIO DI INTELLIGENCE/ SUPER SPIE UE, È SOLO UTOPIA

Scambio di intelligence è il mantra del dopo strage. Ne parlano tutti. Una panacea che evoca il celebre verso del Metastasio sull’araba fenice:«Che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa». Dove sta nel cuore dell’Europa che continua a essere divisa anche di fronte alle tragedie che hanno trafitto il suo cuore e i suoi giovani? Dopo mesi non è operativo neppure […]



Scambio di intelligence è il mantra del dopo strage. Ne 
parlano tutti. Una panacea che evoca il celebre verso del Metastasio sull’araba fenice:«Che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa». Dove sta nel cuore dell’Europa che continua a essere divisa anche di fronte alle tragedie che hanno trafitto il suo cuore e i suoi giovani?

Dopo mesi non è operativo neppure il database sui passeggeri degli aerei, il famigerato Pnr. In realtà la condivisione dell’intelligence mette il dito sulla piaga che attraversa il Vecchio Continente ossia la difesa, costi quello che costi, delle prerogative degli stati nazionali. Mettere a fattore comune le notizie degli 007 comporta rischi mortali per gli stati e per i loro agenti.

Le fonti sono legate ai loro punti di  riferimento da patti non sempre presentabili in pubblico o condivisibili con Paesi alleati. E poi ancora le quantità di quattrini investiti nelle operazioni, il vile metallo, non sempre va a finire solo nelle tasche dei produttori di informazioni. Questioni di sovranità nazionale si affiancano alla tradizionale opacità della quale amano circondarsi tutte le cosiddette barbe finte e la rinforzano.

DOPO OGNI strage è cominciata una sorta di autocoscienza collettiva dei leader che finora non è approdata a nulla. Tanto è vero che il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker ha ricordato che la Ue per ben quattro volte, l’ultima delle quali dopo la macelleria di Parigi del 13 novembre 2015, ha solennemente e formalmente annunciato «la cooperazione tra i servizi segreti». «A oggi inveceha confidato al quotidiano belga Le Soir – gli scambi sono, a dirla con prudenza, parsimoniosi. Dobbiamo dare applicazione alle nostre decisioni». L’Europol, nonostante sia diretta da Rob Mark Wainwright, un ex agente dello Mi 5 britannico, il controspionaggio interno di Sua Maestà, dal 2001 è passata da 323 a 940 persone, ma nel 2015 ha dedicato un misero 3 per cento del suo bilancio all’affinamento delle tecniche per contrastare lo stragismo sul suolo europeo. Alla fine c’è da registrare solo un lungo rosario di fallimenti. L’ultimo è stato denunciato dal presidente turco Erdogan, allibito dalla liberazione del kamikaze dell’aeroporto di Zaventem Ibrahim el Bakraoui.

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