CHARLIE HEBDO/ La storia di Ahmed Merabet. Quel poliziotto freddato per strada: il volto buono dell’islam

Suo malgrado è diventato il simbolo della strage che ha seminato cadaveri nella redazione di Charlie Hebdo. Ahmed Merabet, 42 anni, fidanzato, di origini tunisine, è il poliziotto ferito all’inguine e steso sul marciapiede di boulevard Richard Lenoir che alza il braccio in un ultimo, inutile gesto di autodifesa. Uno dei due fanatici della Guerra […]

Suo malgrado è diventato il simbolo della strage che ha seminato cadaveri nella redazione di Charlie Hebdo. Ahmed Merabet, 42 anni, fidanzato, di origini tunisine, è il poliziotto ferito all’inguine e steso sul marciapiede di boulevard Richard Lenoir che alza il braccio in un ultimo, inutile gesto di autodifesa. Uno dei due fanatici della Guerra santa lo finisce con due colpi e si allontana. I media riportano le sue ultime parole. «Vuoi uccidermi?» chiede al killer. «Ok capo», replica l’assassino. Due colpi alla testa. Il «combattente» si allontana. Un agente urla: «E’ morto, è morto». Ahmed Merabet era nato a Livry Gargan, nel dipartimento della Senna Saint Denis, regione Ile De France. Prestava servizio in polizia da otto anni. Era assegnato alla brigata Vtt, ossia addetta ai pattugliamenti in mountain bike, del commissariato dell’undicesimo arrondissement di Parigi, quello nel quale si trova la redazione di Charlie Hebdo. Era un anonimo poliziotto di quartiere impegnato nel sindacato degli agenti, lo Sgp. Si era precipitato sul posto. E’stato ferito e poi fulminato con un colpo alla testa. Rocco Contento, segretario dipartimentale del suo sindacato, lo descrive con poche parole disperate: «Era un ragazzo quieto e coscienzioso. E’ stata una mattanza: siamo tutti sotto choc. La polizia è profondamente colpita dal video dei suoi ultimi secondi di vita». Su un muro è comparsa una scritta: «Ahmed Merabet, poliziotto francese, ucciso mentre proteggeva la gente di Parigi».

Su twitter sopopola l’hashtag «jesuisAhmed». Alan Mendoza commenta: «E’ importante ricordare nella carneficina il coraggioso poliziotto musulmano assassinato da coloro che rivendicano di rappresentare l’Islam». La famiglia ha deciso che sarà sepolto in un piccolo cimitero a nord est della capitale nel quale riposano settemila correligionari. Nell’attacco è morto anche un secondo agente. Si chiamava Franck Brinsolaro, 49 anni, sposato e padre di una bambina di un anno. Da qualche tempo era addetto alla sicurezza di Stéphane Charbonnier, Charb, il direttore di Charlie Hebdo. La blogosfera è invasa anche da post dei fan dell’Isis. Molti hanno ritwittato il video del colpo di grazia ad Ahmed Merabet, definito «il poliziotto apostata». Qualcuno ha ripreso l’ultimo tweet di Charlie Hebdo e ha aggiunto frasi di stralunata esaltazione: «Hanno pubblicato il loro ultimo post poi sono arrivati i nostri leoni». «Una risposta folgorante», è un altro commento. E ancora: «Voi credete alla libertà di espressione senza limite, noi crediamo alla libertà delle nostre azioni». Al Malahem, la piattaforma di comunicazione di al Qaeda nella Penisola Arabica, Aqap nell’acronimo inglese, ricorda che Charbonnier era da anni nella lista nera degli obiettivi da colpire. Il sedicente Califfato Islamico guidato da Abu Bakr al Baghdadi definisce «eroi» gli autori del massacro. Poco dopo mezzogiorno la polizia ha scoperto una bandiera dell’Isis nell’auto abbandonata dai fratelli Kouachi.