Ma che bel momento è…?

Ma che bel momento è? Lo confessiamo: mai e poi mai, nella nostra vita, avremmo pensato di dover citare un tormentone creato nientemeno che dal pivot biancorosso Riccardo Cervi. Epperò stavolta è, quantomeno, doveroso. Perché, ragazzi, è davvero un gran bel momento. E se qualcuno, 15 giorni orsono, mica una vita fa, dopo la batosta rimediata […]

Ma che bel momento è? Lo confessiamo: mai e poi mai, nella nostra vita, avremmo pensato di dover citare un tormentone creato nientemeno che dal pivot biancorosso Riccardo Cervi. Epperò stavolta è, quantomeno, doveroso. Perché, ragazzi, è davvero un gran bel momento. E se qualcuno, 15 giorni orsono, mica una vita fa, dopo la batosta rimediata a Roma ci avesse detto che la Trenkwalder avrebbe prima spazzato via Biella e sarebbe poi andata a Milano a travolgere l’EA7, l’avremmo guardato con lo stesso sconcerto di chi giura di essere stato rapito dagli alieni. Invece è andata propio così.

E tutta Reggio, ora, si gode questo gran bel momento. Che, in realtà, dura ormai dalla primavera del 2011 quando i biancorossi conquistarono una salvezza insperata in LegaDue. Poi è arrivata la cavalcata trionfale con tanto di promozione e ora, dopo un inizio pieno di problemi, dubbi e suicidi, rieccoci qui, ad esultare e sognare. Cos’è cambiato?  Poco o niente.  Menetti ha trovato il quintetto giusto e su quello si sono costruiti equilibri che si stanno rinsaldando. Poi, quando ci si è tolti dalle spalle la scimmia di voler dimostrare quanto fosse forte questa squadra, tutto è diventato più semplice.

La Trenkwalder resta una squadra che non ha tantissimo talento. Ma, come si è visto con Biella e a Milano, ha un cuore immenso. E un’infinita voglia di vincere. Già, perché quando si va al Forum demolendo una squadra che punta a conquistare l’Italia e l’Europa (un po’ come se la Reggiana andasse a vincere 3-0 allo Juventus stadium…) bisogna avere qualcosa di speciale dentro l’anima. La nostra impressione è che, continuando a percorrere questa strada, si possa costruire una squadra capace di diventare protagonista in serie A per tanti anni. E d’altronde la scelta di puntare su atleti come Cinciarini, Jeremic, Antonutti, Cervi e Silins va proprio in questa direzione.

A Milano, insomma, potremmo aver assistito alla nascita di un ciclo. A patto che nessuno perda il contatto con la realtà. Che tutti  restino umili. Che ci sia la voglia di combattere insieme. Che si possano risolvere i problemini che, ancora, affiorano qua e là durante le partite. Che si continui a scendere in campo con il cuore in mano e il coltello tra i denti. Che non ci si preoccupi troppo della pressione dell’ambiente, delle critiche della stampa e di tutte quelle menate lì. Che, insomma, ci si creda davvero. Perché mai come ora la Reggiana dei canestri può aprire una stagione straordinariamente fertile. E, mai come ora, questo bel momento puo diventare una simpatica, simpaticissima, abitudine…

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