Allarme a Milano, il terrorismo al tempo del “lupo solitario”

“Lone wolf”. Lupo solitario.  Imparate il termine perché oggi potrebbe essere questo il nome del nuovo terrorista tipo. Del resto ormai è così da anni, e lo è ancora di più da quando i Navy Seals hanno posto fine in 14 minuti all’incubo Bin Laden. Non si parla più di gruppi ma di individui. Tipi anonimi, insospettabili (o […]

“Lone wolf”. Lupo solitario.  Imparate il termine perché oggi potrebbe essere questo il nome del nuovo terrorista tipo. Del resto ormai è così da anni, e lo è ancora di più da quando i Navy Seals hanno posto fine in 14 minuti all’incubo Bin Laden. Non si parla più di gruppi ma di individui. Tipi anonimi, insospettabili (o quasi).  Frequentano le stesse comunità di molti islamici che con il terrorismo non hanno e non vorrebbero mai avere nulla a che fare.  Ma poi agiscono nell’ombra, anzi nella penombra azzurrina dello schermo di un pc. Si collegano alla grande rete del terrore, una ragnatela di website  jihadisti che per i servizi occidentali è praticamente impossibile penetrare (o quasi). E lì imbastiscono le loro trame per settimane, mesi, forse anni.  Ma lo scopo, prima o poi, è l’azione. Come far saltare in aria una sinagoga.

Non sappiamo se J.M. il giovanissimo marocchino arrestato oggi a Brescia sia uno di questi lupi solitari: ce lo diranno le indagini.  Certo, dovrà spiegare perché sul suo pc aveva i dettagli sui sistemi di sicurezza adottati dalla sinagoga di via Guastalla a Milano, sul personale di polizia impiegato, su blocchi eventuali e possibili vie di accesso.

Ma il punto è: per un potenziale attentatore individuato, quanti ce ne sono che non sono neppure sospettati? Che tengono contatti, organizzano incontri, si fanno mandare via mail manuali completi per costruire bombe micidiali, e tutto questo davanti al computer del salotto?  

Nell’ultimo allarme lanciato nella Relazione al Parlamento sulla politica dell’informazione per la sicurezza  la nostra intelligence parla di ”evidenze” riguardanti ”il trasferimento, verso le principali aree di crisi africane e asiatiche, di immigrati da tempo residenti in Europa ovvero europei di seconda/terza generazione che talvolta fanno ritorno nel Vecchio Continente a conclusione di iter addestrativi.  Tali soggetti sono risultati essere, per la maggior parte, assidui frequentatori di siti web jihadisti, tramite i quali avrebbero compiuto il proprio percorso di ‘autoradicalizzazione’ entrando, sovente, in contatto con elementi in grado di assicurare loro il sostegno necessario”.

Insomma, non frotte di terroristi che piovono qui dall’Iraq o dall’Afghanistan,  ma giovani islamici  “europei” che in qualche modo riscoprono o vengono indotti a riscoprire la guerra santa all’infedele. Non sopporto l’espressione : “Non abbassiamo la guardia”, tanto è abusata.  Però non abbassiamola.

@robertobaldini7