MUSICA / Buon compleanno, Beppeanna!

Un incubo. Beppeanna è un incubo. Poi anche un mantra generazionale, ovvio. Ma ciò non la rende certo meno incubo. Qual è, poi? Ma come, ma dai, impossibile essere nati negli anni ’80 e non conoscerla. Non foss’altro perché, da quando uscì vent’anni fa, nel 1998, nel giro di poche ore divenne subito un tormentone […]

Un incubo. Beppeanna è un incubo. Poi anche un mantra generazionale, ovvio. Ma ciò non la rende certo meno incubo. Qual è, poi? Ma come, ma dai, impossibile essere nati negli anni ’80 e non conoscerla. Non foss’altro perché, da quando uscì vent’anni fa, nel 1998, nel giro di poche ore divenne subito un tormentone da falò. Di quelli che se qualcuno trova una chitarra e vuol scaldare la festa, inizia fievolmente a intonare un la minore, alternandolo a un mi maggiore, combo classica, da stornello, da canzoni nostrane come il vino, e tutti presto o tardi cominciano a sussurrare: “attenziò, concentraziò, ritmo e… vitalità… attenziò… concentraziò…”

Lentamente, tutti insieme, in crescendo, finché a in certo punto, ma sempre con calma esasperante, la pennata inizia a prendere vigore, fedele al suo testo: “devo dare di gas, voglio energia, metto carbone e follia…” E’ questo il punto in cui tutti – fan o meno – si ricordano di conoscerla a memoria, e la cantano a ugole spianate. Ecco, anche l’ultimo dei distratti si dà una pacca sulla fronte: “Ah sì, ma questa è Se mi rilasso collasso!” Che poi è uno strafalcione, ma di gran valore.  Anzi, meglio: è una nemesi classica, concessa solo ai tormentoni più popolari, che vengono ricordati per una strofa, appunto, e mai per il loro nome.

Così è stato per Beppeanna fin da subito nell’immaginario degli adolescenti e dei ventenni di fine anni ’90: semplicemente ‘Attenziò concentraziò’, o al massimo ‘Se mi rilasso collasso’, così come per il mondo ‘Nel blu dipinto di blu’, è sempre stata ‘Volare’. Brano cangiante, poiché oltre al nome, cambia durata, mescola le strofe e si riempie a ogni esecuzione, rigorosamente dal vivo, delle mille esperienze di chi l’ascolta. E quale maggiore successo ci potrebbe essere per un’opera d’ingegno? Ma ecco, a tal proposito, almeno altre tre caratteristiche di questo brano: per chi l’ha suonata ai falò, o alle feste universitarie, Beppeanna è soprattutto la canzone delle dita grattugiate. Perché se la suoni, è matematico, a un certo punto tutti urlano, e per sentirsi la chitarra non dev’essere suonata, ma zappata come un campo da dissodare. Per lo stesso motivo Beppeanna è anche infinita, visto che in perfetta assonanza con il contenuto del testo è una canzone a spirale: a un certo punto va in loop e, tecnicamente, può protrarsi all’infinito. Lo sanno bene quegli scalmanati della pregevole banda (come loro stessi si appellavano nel libretto del primo disco, ‘Il circo mangione’) che da un quarto di secolo ci chiudono i concerti facendola durare anche mezz’ora, se serve. Per il pubblico dei concerti, infine, in genere è la canzone della tosse, data la polvere che immancabilmente si alza quando tutti saltellano.

In un’intervista con chi scrive, ormai qualche anno fa, Enrico Greppi detto Erriquez, il cantante della Banda, raccontava i brani del nuovo album (era Scaccianuvole, 2011) misurandoli testualmente per ‘piedini che si muovono’. Perché più un brano della banda è ben fatto e più il pubblico, per il ritmo che si sprigiona dagli strumenti di Finaz e soci, non può fare a meno di molleggiarsi, saltare, battere il piede. Ecco. In questa specie di scala Mercalli della Banda, Beppeanna è il punto massimo: polverone.

Impossibile, dunque, fatte salve tutte queste premesse, che la Bandabardò non festeggiasse i suoi primi 25 anni di attività con Beppeanna. “Canzone – ricordano in una nota – nata in un bollente sottotetto fiorentino e che  da subito si impone nel repertorio come la canzone più sorridente e piena di furibondo divertimento, diventando presto la canzone che chiude i concerti come gran finale”. Per l’occasione, come riconoscimento minimo al pubblico, il brano ha finalmente cambiato nome, diventando ufficialmente “Se mi rilasso collasso”. Ma è soltanto l’inizio, perché questo brano – ed ecco il quarto e ultimo elemento caratteristico – nasce da subito, immancabilmente, corale e libertino. Perciò al compleanno di Beppeanna sono arrivati subito i musicisti suoi coevi che, si suppone, quella canzone pur così diversa dal loro stile l’hanno amata almeno un po’. In radio da fine giugno, ‘Se mi rilasso collasso’, vede la Banda e la festosa partecipazione di Carmen Consoli, Stefano Bollani, Max Gazzè, Caparezza, Daniele Silvestri. Ognuno con una strofa, il proprio stile, i propri temi, e sullo sfondo una marea di ricordi e le note cardiopatiche in crescendo di “Beppeanna della Bandabardò / sempre a palla nella Panda marron” (Caparezza). E pazienza se la conosciamo a memoria, pazienza se ci è venuta a noia, se la conosciamo così bene che non selve ascoltarla. Pazienza se tutti a un certo punto, immancabilmente, ci siamo rilassati: per il compleanno di Beppeanna almeno un’ultima volta ci tocca riascoltarla. E cantarla, meglio se saltellando: ‘Attenziò… concentraziò… ritmo e… vitalità…”.