FUMETTO / Il fascino senza tempo di Zagor-te-nay

Caramba y carambita Zagor, com’è possibile che 54 anni dopo la tua prima avventura, tu sia ancora un aitante trentacinquenne? Sarà forse merito degli esercizi mattutini, in volo con le liane tra gli alberi di Darkwood. Sarà la carne di cervo arrostita al fuoco dal tuo tondeggiante sodale, Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales […]

Caramba y carambita Zagor, com’è possibile che 54 anni dopo la tua prima avventura, tu sia ancora un aitante trentacinquenne? Sarà forse merito degli esercizi mattutini, in volo con le liane tra gli alberi di Darkwood. Sarà la carne di cervo arrostita al fuoco dal tuo tondeggiante sodale, Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales (o molto più banalmente Cico).

Oppure saranno i nemici che ormai vengono a cercarti fin nella capanna. Così è successo in questi giorni agostani con il Color Zagor ‘Il passato di Guitar Jim‘ (Sergio Bonelli Editore, agosto 2015). Un albo da conservare, perché ripercorre per la prima volta la storia mai scritta dell’uomo con la chitarra, vecchissima conoscenza.

Ma non è l’unico regalo estivo. Già a luglio, nel numero 600 della serie regolare (ma per gli albi in edicola è  il 652), ‘Il giorno dell’invasione‘, tutto a colori, ci eravamo rallegrati di rivedere Tonka, il capo dei Mohawks, e Molti occhi, il suo anziano stregone: l’unico dei musi rossi a sapere che Zagor-te-nay, lo spirito della scure, in realtà è un umano e non ha nulla a che vedere con Manitù.

Nonostante ciò, resta il paranormale. Con Tex, per dire, è diverso: il celebre ranger dell’Arizona costruisce il suo successo sulla ripetizione e perciò è sempre uguale a se stesso: è imbattibile con la pistola, spara ai banditi, difende gli indiani, usa la sua stella come arma suprema. Quando invece Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli, ha creato Zagor nel 1961, fu un’autentica rivoluzione.

Prima tra tutte la presenza del mistero: grazie a lui, negli anni Sessanta, il mondo del West è stato sconvolto, oltre che dai banditi, da fenomeni inspiegabili, esoterici, paurosi: uomini dalla testa gigante, poteri paranormali, ritorni dalla morte, galeoni fantasma, primati del mondo vegetale e animale, invenzioni segrete della scienza e della tecnica, addirittura alieni.

Oggi, che il fantasy e l’horror spopolano, tutto questo sa di acqua fresca. Peccato che Zagor, su carta, ci sia arrivato mezzo secolo prima di Dylan Dog e senza l’aiuto di ‘spiegoni’. Prendete Tex, o Diabolik: a un certo punto, parlando con Kit o con Eva, descrivono le situazioni a vantaggio del lettore: “Adesso facciamo così Kit: prendiamo quell’uomo alle spalle poi lo portiamo nel carro e lo leghiamo”. Oppure: “Menomale che sei saltata al volo, Eva: per la polizia eri ancora in macchina e invece eravamo già in salvo sul mio aliante”.

Con Zagor, per la prima volta tutto questo non succede: salta, cade, spara e noi lo scopriamo con lui o meglio ancora alle sue spalle, grazie all’occhio fuori campo del disegnatore. E a proposito di disegnatori: il numero 600 è speciale per almeno altri due motivi: il primo è che lo ha disegnato per intero Gallieno Ferri, l’ottantaseienne gran maestro di casa Bonelli che lo Spirito con la scure lo ha immaginato per primo, dando forma alla fantasia smisurata di Sergio Bonelli.

Il secondo è che sono tornati sulla terra, dopo più di trent’anni, nientemeno che gli Akkroniani: odiosi e pericolosi alieni metà antropomorfi e metà vegetali, con una maledetta voglia di infestare la Terra. Zagor li sconfisse già nel 1980, con ‘Il raggio della morte’ e ‘Terrore dal sesto pianeta’. Due albi speciali anche quelli, perché furono gli ultimi di Guido Nolitta.

Un nome che sa di vergogna, come raccontava spesso lo stesso Bonelli. Ad esempio alla Feltrinelli di Bologna, nel 2010, un anno prima di morire, disse: “Io mi sono sempre sentito un editore, non certo uno sceneggiatore: delle storie che ho scritto mi sono sempre un po’ vergognato. Prima di tutto perché avevo il cognome di mio padre, Gian Luigi Bonelli, l’inventore del grande Tex. E poi perché insieme a lui e a mia madre subivo l’ironia di chi pensava che fare storie a fumetti non fosse un lavoro serio”.

Così andò che Sergio fece l’editore di giorno e di notte Guido desse fondo alla sua fantasia infinita, regalandoci autentici sogni come le storie di Zagor o Jerry Drake, in arte Mister No. Un personaggio pazzesco e troppo poco celebrato, ma nato col destino già segnato perché (e questo fu un altro terremoto, all’epoca) Nolitta volle farlo invecchiare, albo dopo albo, fino a farlo ritirare in pensione, ormai sessantenne.

Ma questa è una storia già scritta e quella dello Spirito con la scure, invece, è ancora tutta da scrivere. Basta andare in edicola, e poi sul divano di casa, con in mano un nuovo albo, come Zagor-te-nay urlare ‘Ayaaaakkkkkk!!!‘ per dare avvio ad una nuova avventura. Sperando che i vicini colgano la citazione, e non chiamino la neuro.

bonelli fumetti gallieno ferri nolitta tex zagor