Lunedì 29 Aprile 2024

“L’uomo modello del mondo”. E il vitruviano si racconta

Alle gallerie dell’accademia rara esposizione dell’opera leonardesca resa perfetta anche grazie al curioso errore di un copista distratto

Modello del "Vitruviano"

Modello del "Vitruviano"

La città di Venezia, il più grande disegno d’intelligenza e bellezza lasciato dalla civiltà urbana. L’Uomo Vitruviano, in 345 x 246 mm il disegno della perfezione formale di corpo e mente. Si ammirano in contemporanea: “Leonardo da Vinci. L’uomo modello del mondo” è la mostra aperta a Venezia, fino al 14 luglio, alle Gallerie dell’Accademia, curata da una delle maggiori esperte, Annalisa Perissa Torrini. Rara occasione, questa del 2019, perché? «Il fragile capolavoro cartaceo è sempre custodito, come gli altri 24 fogli autografi di Leonardo appartenenti alla collezione dell’Accademia, in un caveau climatizzato, buio assoluto. Dal primo evento espositivo, nel 1913, solo altri 12 in seguito. I protocolli internazionali consentono di mostrare i disegni di Leonardo soltanto ogni 5 anni, massimo 90 giorni». Novità rispetto all’ultima mostra veneziana del 2013? «Per spiegare tutta la cultura sottesa al Vitruviano, ci sono altri studi di Leonardo prestati dalla Royal Collection di Windsor Castle. Disegni rari, riferibili al periodo 1485-1490. Quando l’artista si applicava all’anatomia e alla teoria delle proporzioni, a Milano. Molto interessanti, gli schizzi sul piede come unità di misura». Già, il metro sarà introdotto nell’Ottocento. Leonardo si basa ancora sui rapporti proporzionali di Vitruvio, architetto di Augusto. «Secondo le misure vitruviane, l’armonia del corpo umano è calcolata sul piede come sesta parte dell’altezza. Ma nella rappresentazione di Leonardo equivale alla settima parte». Perciò, è una geniale “correzione” a produrre la straordinaria potenza espressiva del corpo “matematico” emblema del Rinascimento? «No. La vera sorpresa viene dalle ricerche di Francesco Di Teodoro (riportate nel catalogo Silvana Editoriale ndr). Analizzando il testo di Vitruvio consultabile da Leonardo, ha verificato che in questo, cosiddetto, manoscritto “guasto”, è stato il copista, per distrazione chissà, a trascrivere “7” invece di “6”. Molto probabilmente, la revisione leonardiana nel Vitruviano è casuale, non voluta». Realizzato, il modello ideale, nel 1490 circa. Come? Perché? «Leonardo studia la teoria delle proporzioni per figurare l’uomo perfetto in equilibrio ed armonia con il mondo, illustrato anche per “qualità e moto”, nella sua capacità cinetica. Nel 1498 forse era terminato un “degno” libro sui movimenti umani segnalato da Luca Pacioli al Moro». Perduto? «Sì, ma circa ottant’anni dopo, lo copia Carlo d’Urbino. E oggi è noto come “Codice Huygens”: tra i 128 fogli, il 7r sembra avere una relazione con il Vitruviano. L’eccezionale prestito di alcune pagine di questo Codice da parte dalla Morgan Library & Museum di New York, mai esposte accanto al celebre disegno, arricchisce la mostra veneziana di un confronto importante». Esempio di eccellente divulgazione, il suo libretto “L’uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci” (Giunti). In sintesi, la penetrante bellezza dell’icona? «Due figure umane, due posizioni, dentro due figure geometriche: il centro del cerchio (il cielo) coincide con l’ombelico; il centro del quadrato (la terra) con i genitali. Noi percepiamo il cerchio e il quadrato come concentrici. Ma non lo sono! Sono però posti tra loro in relazione armonica tramite quella proporzione che Pacioli definiva “divina”. Perciò, la prima impressione è l’unità. Ed è questa sintesi mirabile, rimasta insuperata, che continua ad attrarre e affascinare». Guardiamolo bene, dunque, anche inciso sulla moneta da 1 euro coniata nel 2002. Cosa ci dice? «Che la moneta è al servizio dell’Uomo, non l’Uomo al servizio del denaro. Il Vitruviano era stato scelto da Carlo Azeglio Ciampi, allora ministro dell’Economia, per rappresentare la cultura umanistica dell’Italia in Europa». Di quella cultura, Venezia è stata un centro importante. Leonardo ci è passato? «Sì, nel 1500, da aprile a maggio. Pochi mesi, molto proficui, in un mondo nuovo. Venezia era il centro della stamperia in Europa. E Leonardo acquista vari libri. Ha contatti con l’importante famiglia Grimani. E fa un sopralluogo in Friuli, ai confini della Repubblica minacciata dai Turchi, che potevano arrivare via terra attraverso l’Isonzo». Ma la Serenissima cos’ha di seducente per chi non é solo un ingegnere militare? «L’arte di Giorgione, di Dürer, di Hieronymus Bosch. E di Jacopo dè Barbari, pittore interessante. I suoi rapporti con Leonardo sono da approfondire: è lui ad avere dipinto il ritratto di Luca Pacioli, autore del leggendario trattato “De divina proportione”, illustrato da Leonardo».