Martedì 30 Aprile 2024

Tutelare l'ambiente con l'economia circolare

Economia circolare

Economia circolare

Nel corso degli ultimi anni, è cresciuta a dismisura la consapevolezza delle risorse limitate del pianeta terra. La tutela dell’ambiente è diventata argomento di accesa discussione tra studiosi e individui, i quali ogni giorno cercano soluzioni di ogni tipo per ovviare al problema del consumo sfrenato di beni e dello smaltimento dei rifiuti. Dall’adozione di politiche plastic-free al boicottaggio delle aziende di fast fashion, molteplici sono le iniziative attuate per la salvaguardia del pianeta. A tal proposito, si fa sempre più necessaria un’azione sistematica per la responsabilizzazione di aziende e individui, ed è qui che il concetto di economia circolare diventa la risposta più efficace. Ma cos’è l’economia circolare e perché risulta indispensabile per lo sviluppo sostenibile? Vediamolo insieme 

Che cos’è la circular economy e come funziona

L’economia circolare, o economia del riciclo, è un modello produttivo e di consumo che permette di coniugare le esigenze dello sviluppo economico a quelle della tutela ambientale. L’idea di partenza è che i sistemi economici possono essere considerati come esseri viventi i quali, dopo aver assunto le risorse nutrienti per sopravvivere, reimmettono nel ciclo biologico ciò che può essere riutilizzato. Le parole chiave della circular economy sono riduzione (dell’uso di materie prime), riparazione, riutilizzo e riciclo. Si tratta dunque di un modello economico in grado di autorigenerarsi all’infinito ricavando materie prime dagli scarti.

Mentre la teoria circolare prevede, nella fase di consumo e smaltimento, ulteriori fasi come quella del riutilizzo, riparazione e riciclo, il sistema di economia lineare, e cioè il modello “classico” di produzione, ignora le esigenze derivanti dalla limitatezza delle risorse. Il ciclo lineare è composto dalle seguenti fasi: estrarre, produrre, consumare e gettare. Basandosi sul consumo di risorse non rinnovabili (come i combustibili fossili), il processo termina con la creazione dei rifiuti, o meglio, di uno scarto impossibile da riutilizzare. Per questi motivi è stato definito un sistema economico altamente insostenibile, benché sia stato il pilastro dello sviluppo industriale. Risulta evidente che l’economia lineare è caratterizzata, a monte e a valle, da limiti dannosi: l’estrazione è eccessiva e la scelta delle materie non adeguata; il riciclo non è contemplato e dunque si producono rifiuti infiniti il cui smaltimento risulta difficile, se non impossibile. Le conseguenze del processo sono ormai note, una tra le tante che ricordiamo è la creazione di rifiuti permanenti di ogni tipo di prodotto, i quali immettono nell’aria sostanze nocive per l’intero ecosistema. 

L’urgenza di superare i limiti del sistema lineare ha dato il via alla creazione del paradigma della rigenerazione, i cui obiettivi chiave possono essere riassunti come segue.

  • ridurre l’estrazione delle materie prime, ovvero usare in maniera efficiente le risorse impiegate nella produzione, riducendo al minimo sindacabile la loro appropriazione e impiego nella creazione del prodotto;
  • allungare il ciclo di vita del prodotto evitando di gettarlo alla prima occasione e riutilizzandolo fino alla completa usura;
  • smaltire i rifiuti in modo tale da poterli riciclare e trasformarli in prodotti di consumo nuovi, sulla base della loro differenziazione.

Il nuovo sistema assolve alle nuove esigenze di sostenibilità del pianeta, dal momento che assicura un progresso economico e ambientale nel breve e lungo periodo, assicurandosi di soddisfare i bisogni di ogni generazione, quella presente e quella futura.

Le tipologie di business circolari e i loro benefici

La transizione ecologica è diventata l’obiettivo centrale della società odierna, poiché il cambiamento di rotta porta vantaggi oggettivi sia alle imprese che agli individui. Il tema della sostenibilità sta interessando ogni campo dell'azione umana. Parliamo di sostenibilità in particolare rispetto all'ambiente, all'economia globale e alle condizioni di lavoro. A tal proposito ricordiamo un concetto che sta diventando sempre più centrale nell’organizzazione di un business: la responsabilità sociale d’impresa (RSI o CSR, Corporate social responsibility). Le aziende e i governi vedono la responsabilità sociale d'impresa come un elemento essenziale nella formulazione di un cambiamento globale del comportamento quotidiano. Sebbene il cambiamento culturale legato alla CSR sia ancora in corso, è facile vedere che sempre più aziende stanno integrando le questioni sociali, ambientali ed etiche nelle loro strategie. Tra le motivazioni adottate dalle aziende per l'attuazione delle attività di CSR, tra cui l’adozione di una filiera circolare, c'è non solo l'affermazione di un sincero impegno a dare un contributo positivo alle comunità mondiale, ma anche una lunga lista di benefici diretti derivanti da queste politiche.Attualmente esistono circa quattro modelli d’impresa che si basano sull’approccio del paradigma sostenibile. Vediamoli insieme:

  • La filiera circolare a partire dalle materie prime: si tratta della realizzazione di un’impresa basata sull’uso di materie prime rinnovabili, riciclabili o biodegradabili. Ad oggi, sono molti i progetti che cercano alternative naturali e sostenibili alla plastica (per fare un esempio) da impiegare nella produzione dei propri beni di consumo. Il risultato non è solo quello di ridurre l’impatto ambientale, ma anche quello di ottenere un materiale più competitivo a livello di prezzo e con una qualità maggiore rispetto a ciò che è già presente nel mercato. La filiera dunque, sin dall’inizio, si caratterizza per la sostituzione dei materiali legati al paradigma lineare, a favore di materie provenienti da beni riciclati.
  • Il metodo del recupero e riciclo: obiettivo fondamentale di questo modello di business è quello di superare i limiti della gestione dei rifiuti, creando una catena di fornitura che permette al consumatore di restituire o rivendere il rifiuto al produttore. Tramite queste attività, il produttore può ricavare dai beni inutilizzati nuove materie prime e nuovi prodotti. Questo metodo crea vantaggi enormi sia alle aziende che agli individui. Assicurando il ritorno del prodotto all’azienda, quest’ultima può risparmiare in termini di costi per le materie prime, ottiene profitti dai prodotti riciclati, riduce il suo impatto ambientale e acquista benefici enormi in termini di fidelizzazione del cliente oltreché di immagine del brand. Inoltre, questa modalità di operare, sensibilizza i consumatori ai diversi modi di smaltire i rifiuti, spingendoli in modo significativo a collaborare con l’azienda in favore della sostenibilità ambientale.
  • Estensione prodotti: il secondo obiettivo dell’economia circolare è quello di impedire ai prodotti di avere una vita breve. Evitare di sostituire repentinamente un prodotto al primo segno di usura o di obsolescenza dovrebbe diventare un’abitudine ma, è ormai noto, che sono proprio le aziende che spesso programmano il momento della morte del bene di consumo al fine di sollecitare a comprare la nuova e aggiornata versione. Ciò accade, in particolar modo, con riferimento alle imprese che producono beni tecnologici, considerati oggetti a più alta deperibilità. Gli impatti ambientali derivanti dalla continua sostituzione di prodotti elettronici con altri di ultima generazione e solo leggermente più evoluti, non possono essere ignorati. A questo proposito, esistono varie soluzioni che permettono di creare un modello di business atto ad allungare la vita dei prodotti. Tra questi ricordiamo un approccio che favorisce la progettazione del prodotto per la lunga durata, invece che per il breve periodo, e l’implementazione di attività quali il ricondizionamento e la riparazione, in grado di dar nuova vita a prodotti che non sono realmente alla fine del ciclo di vita. Passando dall’obsolescenza programmata alla strategia dell’estensione dei prodotti, è possibile per l’azienda risparmiare sui costi di manodopera e ridurre la formazione di rifiuti di prodotti elettronici che potrebbero ancora funzionare o rientrare nel ciclo produttivo.
  • Le piattaforme di condivisione e il prodotto come servizio: questi modelli sono legati alla sharing economy e, a seconda della piattaforma, possono considerarsi sistemi di economia circolare. Questi particolari tipi di piattaforma permettono al proprietario di un bene di condividerne il consumo, dietro il pagamento di una somma. E’ il caso delle piattaforme di car sharing. Altre piattaforme, invece, permettono alle imprese di affittare o noleggiare determinati prodotti ai consumatori/utenti sotto forma di servizio, in base al consumo che ne fanno. E’ il caso delle piattaforme di streaming. Entrambi questi modelli risultano utili in termini di risposta alla crescente domanda di beni a un prezzo competitivo.

La diffusione di economie circolari risulta essere una responsabilità sociale d’impresa importantissima. Tuttavia, anche i consumatori e dunque i singoli individui trovano spazio d’azione nelle catene di produzione e riutilizzo dei beni. Il nuovo paradigma offre infinite possibilità che conciliano l’obiettivo di massimizzare i profitti con quelli della salvaguardia dell’ambiente. Solo con la collaborazione di tutti i soggetti sarà possibile diminuire gli impatti ambientali derivanti dai sistemi di economia lineare e promuovere una crescita economica sostenibile e, per questo, duratura.