Lunedì 29 Aprile 2024

Superenalotto, giocare e sperare di perdere

Superenalotto (foto Ansa)

Superenalotto (foto Ansa)

Ho giocato al Superenalotto sperando di perdere. Cioè di non vincere. Perché una cosa è portarsi a casa tre o quattro milioni di euro, quelli che ti migliorano la vita ma ti fanno restare ciò che sei, ti permettono di toglierti un po’ di voglie, di salutare tutti e di tornare quando ne hai voglia. Altra cosa è avere la sfortuna che prima o poi capiterà a qualcuno di vincere 200 e passa milioni, e ti trasformerà in qualcosa che non hai mai neppure immaginato di diventare. Essere ciò che non siamo è la peggiore delle sfortune che possa accadere, che sia fare un lavoro distante dalle tue attitudini e dai tuoi gusti o di condidivere i momenti più belli con persone diverse da te.

Il desiderio è una mano allungata verso qualcosa che conosciamo e vogliamo raggiungere, e duecento milioni di euro sono troppo distanti per anche solo pensarli. Ecco perché alla fine quei due o tre euro che spendiamo per la schedina sono solo il prezzo giusto che paghiamo a un breve sogno di mezza estate, un pensiero fugace che è bello finché resta un passaggio lontano e non ha l’ardire, o l’ardore, di trasformarsi in realtà.