Martedì 30 Aprile 2024

Superbonus e blocco cessione crediti: così 33mila aziende rischiano di saltare

Allarme Cna: le banche non prendono più in carico gli sconti fiscali anticipati dalle imprese. "Non monetizzati 2,6 miliardi"

Le imprese a rischio chiusura (Grafico)

Le imprese a rischio chiusura (Grafico)

Rischio boomerang per il Superbonus al 110%. Pensato per rilanciare il settore dell’edilizia e rendere più efficienti energicamente e antisismiche le case degli italiani, con un monte detrazioni fiscali che ad aprile (dati Enea) aveva raggiunto i 30,2 miliardi (21,1 per lavori già terminati), il maxi incentivo sta generando un allarme generalizzato a partire dalle imprese. Un allarme dovuto soprattutto al blocco da parte dal sistema finanziario, dalle banche alla Posta alla Cdp, della cessione dei crediti fiscali.

L'allarme delle aziende

I crediti legati ai bonus edilizi (Superbonus, ecobonus, ristrutturazione, bonus facciate), ha calcolato la Cgia, assommano già a 46 miliardi. E se non riparte il meccanismo della cessione dei crediti, 33mila imprese artigiane nella filiera delle costruzioni rischiano di fallire e 150mila lavoratori di perdere il posto.

L’allarme è stato lanciato ieri dalla Cna sulla base di un’indagine che considera circa 2mila imprese. Il motivo sono i quasi 2,6 miliardi di crediti fiscali delle imprese che hanno riconosciuto lo sconto in fattura ma che non riescono più a monetizzare. La consistenza dei crediti bloccati (circa il 15% del totale) sta mettendo in crisi oltre 60mila imprese che ora si trovano con un cassetto fiscale pieno di crediti ma senza liquidità. Il 48,6% del campione parla di rischio fallimento mentre il 68,4% prospetta il blocco dei cantieri. Inizialmente, l’impresa anticipava lo sconto fiscale al cliente facendo affidamento sulla possibilità di recuperarlo cedendole a terzi. Ma adesso il meccanismo si è bloccato, in particolare a partire dall’inserimento del decreto antifrode.

Il caos normativo

"Davanti a norme incerte e continui stop and go – spiega la Cna – gli intermediari finanziari hanno bloccato gli acquisti e a oggi i crediti in attesa di accettazione superano i 5 miliardi e di questi circa 4 si riferiscono a prime cessioni o sconti in fattura". Le imprese quindi non sono più in grado di fare gli sconti in fattura. E con crediti fiscali già acquisiti e non cedibili, avverte Gabriele Buia, presidente di Ance, che per prima aveva lanciato l’allarme Superbonus, le aziende si trovano in crisi di liquidità con il rischio di sospendere i cantieri, non poter pagare i fornitori e addirittura fallire.

La giungla dei bonus

Gli interventi del governo per combattere le frodi – che hanno già portato a oltre 2,5 miliardi di euro di sequestri – rientrano in una più generale riflessione su una "pletora di bonus" che, ha detto ieri il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, "andrebbe disboscata". E ridurre durata ed entità dei bonus, che hanno anche prodotto l’aumento dei costi dei lavori, spinti anche dal rincaro delle materie prime, e per la Cgia avvantaggiato le fasce di reddito più elevate, porterebbe risorse da investire sul tavolo caldo dell’adeguamento dei salari all’inflazione.

La partita dei crediti

Nonostante le agevolazioni previste dal decreto Aiuti con la quarta cessione consentita ad operatori professionali clienti, per ora il sistema finanziario è rimasto alla finestra per capire se possano essere accettate nuove domande e comunque con una selezione più restrittiva. Una posizione confermata dal presidente dell’Abi Antonio Patuelli nella lettera inviata al presidente di Federcepicostruzioni Antonio Lombardi che ha chiesto un tavolo di confronto per sbloccare la situazione. Patuelli ha sottolineato infatti la massima attenzione del sistema creditizio sul tema e che "stante l’attuale e migliorato contesto normativo occorrerà monitorare la portata delle recenti novità introdotte" e "gli effetti da esse derivanti sul mercato dei crediti fiscali".

Gli ostacoli burocratici

La frenata del Superbonus non riguarda solo la cessione del credito ma anche la giungla normativa. "In gran parte è stata chiarita, compresa la proroga al 31 dicembre per le unità abitative indipendenti con il 30% dei lavori eseguiti entro il 30 settembre – spiega Fabiola Pietrella, dottoressa commercialista con studi a Macerata e Roma –. Ma c’è ancora troppa attenzione sulle formalità e le virgole che possono inficiare il bonus mentre andrebbe controllata la sostanza, ovvero la realizzazione dei lavori, anche per combattere le frodi". Il non essersi affidati a imprese e professionisti qualificati, conclude il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, crea anche il pericolo di non raggiungere la necessaria certificazione energetica (il salto di 2 classi) per accedere al bonus. Ma più in generale, dal caos normativo al blocco dei crediti, è tutta la catena del superbonus che rischia di fermarsi con 7 italiani su 10 che, rileva un sondaggio di Compass, pensano a migliorare in chiave di ecosostenibilità la propria casa entro l’anno. E quasi 4 su 10, secondo Prima Assicurazioni, che pensano di accelerarne l’acquisto di fronte al caro mutui.