Martedì 30 Aprile 2024

"Arriva alla conoscenza attraverso un percorso analogico e sperimentale"

Alessandro Rovetta: le sue macchine non nascono in maniera astratta ma sono il risultato evidente di una meticolosa osservazione della natura

Disegno sullo studio del volo: riproduzione di un’ala meccanica azionata a mano

Disegno sullo studio del volo: riproduzione di un’ala meccanica azionata a mano

Si parla di Leonardo da Vinci associandolo all’innovazione, classificandolo come “anticipatore della modernità”, tanto nella pittura quanto nel disegno. In realtà, come accade per ogni grande artista, è fondamentale tenere sempre in considerazione il contesto nel quale si è formato (al di là della sua innata genialità), facendo un excursus su quanto possa aver “imparato” nelle botteghe fiorentine: è da qui, nella sua giovinezza artistica che si plasma l’idea, la volontà, la necessità di dare il movimento e la vitalità al disegno, tanto nelle figure e nel paesaggio, quanto alle macchine. “Leonardo da Vinci parte da un concetto basilare, l’avventura della conoscenza, il tutto attraverso un percorso analogico e sperimentale. Anche le macchine non nascono in modo astratto nella sua mente ma da un’osservazione meticolosa della natura”. Alessandro Rovetta, Professore Ordinario di Museologia e Critica Artistica e del Restauro presso la Facoltà di Lettere dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in una lectio magistralis, spiega come, attraverso il metodo leonardesco, si muovono le acque, come funziona l’anatomia umana o come operano i meccanismi di ponti e macchine da guerra. Leonardo scruta la natura nel suo evolversi ma, allo stesso modo, realizza i suoi disegni sulle conoscenze della fisica di allora o sui testi classici come Euclide. Dopo questa prima fase, il Genio del Rinascimento passa alla “pratica”: ed ecco i fogli, gli appunti, le prove, i disegni dettagliati e precisi. “C’è un foglio nel quale, a fianco dell’anatomia di una gamba umana, compare lo studio per una torre stratificata predisposta a respingere gli urti e progettata per accogliere tutte le macchine di difesa”, aggiunge il Professor Rovetta. Dagli studi per il monumento equestre in onore di Francesco Sforza, a quelli per bombarde e balestre, senza tralasciare tutta la “produzione emotiva” come gli studi per le teste degli apostoli del Cenacolo, Leonardo ha lasciato una grande eredità a Milano anche nella rete dei Navigli visto che, come lui stesso scrive, tra le sue abilità compare anche quella «…et in conducer acqua da un loco a un altro». “Nel Codice Atlantico dell’Ambrosiana si trova il più importante lascito ingegneristico per Milano e non solo – continua Alessandro Rovetta -. Per esempio, i Navigli già percorrevano la città: Leonardo però li esamina per dar loro una funzionalità alternativa, rendendoli così non solo vie per far arrivare le merci ma anche bacini per l’irrigazione, per i mulini e per le fontane e i giochi d’acqua dei giardini delle dimore nobiliari”. Dalle acque al cielo… al Genio il merito di aver tentato il grande sogno che, già nell’antichità, aveva messo le ali a uno sfortunato e imprudente Icaro: fare volare l’uomo. Oggi è possibile ciò che ai tempi di Leonardo era ritenuto impossibile; ma Leonardo non cede, non abbandona l’idea delle sue “macchine” adatte a cambiare la condizione umana e la società: prova nel disegno tutte le traduzioni meccaniche possibili, correggendosi e perfezionando i modelli realizzati. “La voglia di capire in Leonardo non si è mai esaurita – conclude Rovetta -, e anche se negli ultimi anni della sua vita, a causa dei problemi alla vista, la sua minuziosa abilità tecnica nel disegnare viene meno, continua a scrivere, segno dell’insaziabile brama di comprendere il mondo”.