Lunedì 29 Aprile 2024

STRATEGIE GREEN DAGLI EMIRATI SEGNALI AL MONDO

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NUOVE strategie di decarbonizzazione attraverso l’innovazione su tutta la filiera energetica. È l’ambizione di Eni che – da Official Platinum Sponsor del Padiglione Italia – intende lanciare un messaggio al mondo dalla vetrina globale di Expo 2020 Dubai. E se il tema ufficiale è ’Connecting Minds, Creating the Future’ e dunque un elogio dei sistemi di connessione tra persone e idee, un’occasione per creare partnership e dare forma al mondo di domani, ecco che Eni si associa a questo claim per illustrare il suo piano d’azione a tutela dell’ambiente.

La società è presente all’asposizione emiratina con l’installazione ’Braiding the future’ dedicata alle nuove modalità di produzione di energia a ridotto impatto sull’ecosistema, in particolare da materiali biologici, situata in uno spazio di 85 metri quadri all’interno del Padiglione Italia. Firmato dallo studio di architettura e innovazione Cra-Carlo Ratti Associati e Italo Rota, il progetto interpreta in chiave artistica il processo di biofissazione intensificata della CO2 sviluppato nei laboratori del Centro Ricerche per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara. L’allestimento, posto in prossimità dell’ingresso principale dello spazio espositivo e sospeso a tutta altezza su uno specchio d’acqua, ricrea una coltivazione di microalghe attraverso una grandiosa cascata di liane tecnologiche, lunghe fino a 20 metri. Dentro ognuna di esse scorrono le microalghe, illuminate a led, andando a formare un ampio circuito di foto bioreazione. I fasci led incorporati in ogni tubo favoriscono la fotosintesi e consentono la crescita delle microalghe. Il circuito trasparente diventa così una spettacolare presentazione del processo biologico di crescita delle microalghe nel fotobioreattore, dove nutrendosi di CO2 questi organismi unicellulari producono composti ad alto valore nutrizionale e non solo. Inoltre, in esposizione si trova anche l’impianto pilota a fotobioreattori multilayer nato dalla collaborazione di Eni con il Politecnico di Torino e con una rete di start-up italiane.

Come altre aziende energetiche globali, anche Eni è chiamata ad affrontare una sfida ambiziosa: produrre energia al più basso impatto ambientale. "Per vincerla – fanno sapere da Eni –, abbiamo scelto di investire ancora di più nella ricerca scientifica e tecnologica, un ambito in cui attualmente lavorano 1500 persone di Eni, operano 50 impianti pilota e sono in corso collaborazioni con oltre 70 Università e Centri Ricerche. Il nostro impegno nella decarbonizzazione e nella transizione energetica si concretizza anche nelle partnership con eccellenze nel mondo della R&D, nazionali e internazionali, fra cui Commonwealth Fusion Systems (Cfs) e Massachusetts Institute of Technology (Mit) con cui collaboriamo al potenziamento dello sviluppo industriale della fusione a confinamento magnetico: una fonte di energia sicura, sostenibile, praticamente inesauribile e senza alcuna emissione di inquinanti né scarti di lungo termine".

In Italia, insieme all’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), Eni sta sviluppando un grande polo scientifico-tecnologico sulla fusione Dtt (Divertor Tokamak Test). "Al tempo stesso – dicono da Eni –, continuiamo a investire in iniziative di venture capital e di sviluppo e deployment di tecnologie disruptive con un focus su economia circolare, decarbonizzazione ed energie rinnovabili". Naturalmente trovare nuovi modi per riutilizzare l’anidride carbonica in processi industriali è strategico per ridurre le emissioni di gas clima alteranti. Anche la tecnologia della biofissazione utilizza dunque l’approccio dell’economia circolare, che fa parte del modello di business Eni. Lo stesso approccio che si trova alla base di altre innovazioni nate nei laboratori, tecnologie che permettono di ottimizzare i processi, trasformando le sostanze chimiche, le biomasse e i rifiuti in risorse sostenibili.

"Come Ecofining™ – dicono dalla società –, che utilizziamo per produrre biocarburante avanzato HVO da materie prime di origine biologica nelle nostre bioraffinerie di Venezia e Gela. O Waste to Fuel, un sistema che permette di ricavare bio-olio dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani (Forsu), che stiamo sviluppando sempre all’interno delle nostre bioraffinerie. O, ancora, come la Ccs e la Ccu, la valorizzazione dello zolfo o la conversione del gas naturale e della CO2 in metanolo".

E, a proposito di economia circolare, è stato anche reso noto il progetto vincitore del workshop di Eni ’Briding the future’. È quello denominato ’Wastology’, selezionato da una giuria internazionale perché ha meglio interpretato lo spirito dell’iniziativa, che aveva come obiettivo definire il riutilizzo dell’installazione Eni nel Padiglione Italia. E, considerando che manca ormai poco più di un mese e mezzo alla fine dell’Expo, mai scelta poteva essere più azzeccata.