Lunedì 29 Aprile 2024

Olimpiadi, dramma Nibali. Caduta e addio medaglia

I sogni di gloria del messinese s'infrangono sull'ultima discesa del circuito di Vista Chinesa, a 12 chilometri dall'arrivo. Nibali cade e dice addio a una medaglia sicuramente alla sua portata. Vince la gara olimpica di ciclismo su strada il belga Van Avermaet

Nibali in corsa (Ansa)

Nibali in corsa (Ansa)

La medaglia più luminosa del ciclismo su strada maschile alle Olimpiadi di Rio 2016 la vince il belga Greg Van Avermaet al termine di una gara di 237 chilometri durata quasi sei ore. Infranti sull'ultima discesa, a 12 chilometri dall'arrivo, i sogni di Vincenzo Nibali, che cade e dice addio a una potenziale medaglia. Argento a Jacob Fuglsang. Bronzo a Rafal Majka. Aru arriva sesto.  

Quello olimpico è un tracciato pieno di saliscendi mozzafiato. Due circuiti da ripetere e un arrivo sul lungomare di Copacabana. Il percorso di 237 chilometri, con due tratti lungo la costa di Copacabana, prevede anche due circuiti, il Grumari/Grota Funda e il Vista Chinesa: il primo si dipana nella zona sud di Rio de Janeiro, è lungo 24,7 chilometri e viene ripetuto quattro volte. Il secondo, più vicino a Copacabana (lungo la spiaggia sono previsti sia la partenza sia l'arrivo), è il più tecnico dell'intero tracciato: 25 chilometri di salite e discese continue da ripetere tre volte. I primi 9 chilometri sono durissimi: nei primi quattro le pendenze toccano il 13,2%, poi si scende per circa un chilometro e si prosegue su salite più pedalabili. La discesa che segue ha punte del 12%. Dopo c'è un tratto pianeggiante lungo 11 chilometri prima dell'arrivo sulla avenida Atlantica di Copacabana. 

La gara. Favoriti della vigilia erano proprio l'italiano Vincenzo Nibali, vincitore del Giro d'Italia 2016, Chris Froome (che quest'anno ha vinto il Tour e punta all'oro anche nella crono in programma mercoledì 10) e Alejandro Valverde. Froome e Valverde non sono però mai veramente pericolosi. 

Sei corridori aprono le danze sui pedali: il tedesco Gethscke, il polacco Kwiatkowski, il colombiano Pantano, il norvegese Bystrom, lo svizzero Albasini e il russo Kochetkov. La fuga parte al decimo chilometro e raggiunge un vantaggio massimo di 8 minuti. I sei riescono a superare in testa i saliscendi del circuito di Grumari/Grota Funda, ripetuto quattro volte. 

A una settantina di chilometri dall'arrivo il contrattacco. Sulle rampe del secondo circuito, quello di Canoas/Vista Chinesa, ripetuto tre volte, un quintetto composto dal nostro Damiano Caruso, da Van Avermaet, dal britannico Thomas, dall'estone Taaramae e dal colombiano Henao si stacca dal gruppo per inseguire i sei fuggitivi. Quando mancano 65 chilometri i fuggitivi restano due: il russo Kochetkov e il polacco Kwiatkoski, rimasto solo a 47 chilometri dall'arrivo e raggiunto poco dopo dafli inseguitori.

A 34 chilometri dall'arrivo Aru e Nibali riescono a raggiungere il gruppetto dei fuggitivi. Comincia un emozionante duello in testa e Nibali è fra i più attivi. Scatta e rilancia continuamente l'azione fino a quando, a 12 chilometri dall'arrivo, cade sull'ultima discesa (che ha pendenze del 12%). Resta fermo in mezzo alla strada e rinuncia a risalire sui pedali. 

La gara continua con il polacco Majka che resta solo fino a due chilometri dal traguardo sul litorale di Copacabana. Ripreso da Van Avermaet e da Fuglsang, rinuncia a disputare lo sprint.

Nel duello finale il belga la spunta sul danese. Agli Azzurri resta l'amarezza per una caduta nel finale. Aru arriva resto, ma la consolazione è magra.