Lunedì 29 Aprile 2024

Una terra tra il mare e il cielo

A differenza di quanto accade in altri luoghi diventati patrimonio Unesco e il numero crescente di turisti, Matera e la Basilicata 
non hanno perso il loro fascino. L’atmosfera è la stessa di sempre, silenziosa e affascinante

Una terra tra il mare e il cielo

Una terra tra il mare e il cielo

Alba di luce e terra vera, dolcemente  estrema. Se arrivate in Basilicata in auto penetrerete l’inconscio. Siete in una delle ultime regioni vergini d’Italia, dove l’uomo non lascia traccia  perché l’orizzonte se le beve.  Non è l’uomo che abita questa terra, ma la terra che abita l’uomo. Terra gialla, nera, rossa, terra di fatica e di solitudine aspra e dolce, cupa e lucente, tutto un avvicendarsi di sensazioni schiacciate sotto un cielo immenso come le pianure che portano a Matera.

Avvicinatevi alla capitale della cultura con prudenza. Usate il silenzio come chiave per entrare  nelle porte della città e mangiarla con gli occhi, in quell’incedere di  pietra primordiale che vi riporta all’essenza. Alla durezza della vita, alla sua intimità, al calore freddo delle grotte in cui ancora oggi potete abitare, riposare, mangiare, proprio come facevano i materani un secolo fa, quando questi erano considerati luoghi fuori dal mondo, oltre il mondo. Affacciatevi alle cisterne antiche, ne ricaverete un senso di vertigine insoluta. L’eco è buia, cupa, opprimente. Come penetrare nelle viscere  della città, nelle sue vene un tempo abitate dall’acqua, oggi gonfie di silenzio che fiotta in strada per generare un senso di compiuto abbandono. Di resa.

Camminate Matera. Arrampicatevi per le pietre divenute gradini, fino alle chiese infiorate, ai campanili sospesi nell’aria, quasi stalagmiti di nuvole se li guardate dal basso, in prospettiva. Bussate anche alle case. Vi risponderanno ancora, i materani, come una volta,  sillabando qualche utile informazione per capire meglio che lì, nonostante tutto, nonostante si siano accesi i fari dell’Unesco, tutto è miracolosamente intatto e sospeso. Viene da  vivere la Casa Grotta di Vico Solitario, con mobili e utensili artigianali d’epoca. E viene da bere con gli occhi la cattedrale bianca, candida, oppure gli affreschi del XIII secolo delle chiese rupestri come Santa Lucia alle Malve.

C’è del turismo, a Matera, vero, ma anche dentro la convenzione trovate il sangue di questa terra, come all’enoteca «Perbacco» dove avete declinato nella varie accezioni l’Aglianico che scorre nelle vene della pietra, o il Primitivo: vini pieni. Il Parco della Murgia resta una esperienza ancestrale, una fuga dalla realtà, la via di uscita verso il respiro libero. Usciti dalla città, troverete, d’estate, il giallo che abbaglia che, visto dall’oasi dell’agriturismo Orto di Lucania, vi sembrerà un quadro di Van Gogh: campi di grano su campi di grano, tra piane e valli e piane e ancora valli, puntellate da pietre arse di casolari abbandonati. Sorsi vitali di natura vera, dove le tracce dell’uomo non si odono, né si vedono, perse nell’infinito che confluisce al cielo fino a divenire linea bianca dell’orizzonte.