Martedì 30 Aprile 2024

Ma che Musical maestro Qui ci vuole lo sponsor

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PER METTERE IN SCENA il suo ‘Casanova’ Red Canzian quest’anno s’è inventato imprenditore di se stesso, ritagliandosi un ruolo nella ripartenza del mondo dello spettacolo. "L’allestimento della mia opera pop è costato un milione e mezzo di euro", dice l’ex bassista dei Pooh, 70 anni. "L’abbiamo prodotta io e mia moglie Bea, con l’aiuto di alcuni amici sponsor che hanno coperto il 45-50% dell’investimento. Ma nella partita, oltre a partner che hanno creduto subito nell’impresa come Intesa San Paolo, ne sono spuntati alcuni ‘tecnici’ che hanno ridotto sensibilmente alcune voci di spesa. Le scarpe, ad esempio, ce le ha fornite gratuitamente il Politecnico Calzaturiero del Brenta, consentendoci di risparmiare almeno 50 mila euro. Otb di Renzo Rosso ci ha regalato tutta la stoffa denim per i costumi. La Regione Veneto e Vela invece ci sono state vicine favorendo gli incastri organizzativi. Insomma, grazie a questi aiuti esterni abbiamo risparmiato qualcosa come 200-300 mila euro in materiali di scena o spese vive".

In percentuale, come sono stati investiti questi 1,5 milioni?

"Grossomodo il 10% se n’è andato per i 120 costumi, il 10% scenografia, un altro 8% per realizzare la colonna sonora con l’Orchestra Sinfonica, il 10% per il service di luci e suono, il 6% in marketing e il restante 55% in costi vivi che significano 15 giorni di prove, da aggiungere ai 21 di workshop a luglio a Treviso, che da soli sono costati oltre 100 mila euro, i cachet del cast e di tutte le figure professionali coinvolte, i trasporti, la produzione esecutiva e altre mille piccole cose che sono quotidianamente necessarie in un’avventura come questa".

Investimento importante.

"Sì, ma mirato. Alla Pooh, direi. Il gruppo è stato una scuola che mi ha abituato alla cura anche del minimo particolare. Tant’è che con ‘Casanova’ siamo riusciti ad attrarre l’attenzione del Nick Grace Management, una delle più grosse agenzie del West End, con cui ora stiamo vagliando importanti progetti internazionali. Basti pensare che la stessa società ha distribuito ‘Mamma mia!’ degli Abba in 47 paesi".

Vale a dire?

"Dopo la seconda tranche del tour nazionale, al via il 30 novembre da Bolzano, vorremmo esportare il lavoro in Corea del Sud, Giappone, Taiwan, Cina con questa nostra produzione italiana, e poi magari concederne la licenza in quei paesi che per lingua e caratteristiche tecniche necessitano invece di produzioni ad hoc".

Quanta gente ha ruotato attorno al progetto?

"Almeno 120-130 persone. Solo sulle scenografie erano in dieci a lavorare, mentre in sartoria altri 10-12, trucco e parrucco cinque persone e poi tecnici, facchini, maestranze varie. Diciamo che in tour eravamo 45-50. Tenuto conto dell’attività di alberghi e ristoranti, abbiamo creato un indotto importante".

Cosa comporta mettere in piedi una produzione con l’occhio puntato sul mercato internazionale?

"Innanzitutto, scrivere una musica appetibile pure all’estero senza tradire quella melodia che ci rende famosi nel mondo. E poi stare nei canoni del grande musical anglo-americano. Casanova è un brand conosciuto in tutto il mondo, Venezia ancora di più, quindi il lavoro ha una sua vendibilità. Proprio per questo col Nick Grace Management stiamo rivedendo e rimontando lo spettacolo per renderlo adatto ai mercati internazionali. Abbiamo già cambiato, ad esempio, light designer per avere luci un po’ meno da opera e un po’ più mirate sul focus dell’azione".