Lunedì 29 Aprile 2024

Inflazione record. Ritorno agli anni '80. Pressing sul governo: subito nuovi aiuti

Allo studio la proroga dei crediti di imposta per le imprese energivore. Verso la conferma degli sconti sui carburanti. Il Pd: collaboriamo

La corsa dei prezzi sfiora la barriera del 12 per cento di aumento e, anzi, per il carrello della spesa, arriva addirittura al 12,7. Due percentuali choc che fanno tornare alla memoria i numeri da capogiro dei primi anni Ottanta, quando la rincorsa prezzi-salari era all’ordine del giorno e non c’era stato il referendum sulla scala mobile. Una soluzione alla quale il governo non può più ricorrere per frenare l’inflazione, mentre quello che serve nell’immediato è trovare le risorse per dare sostegno a famiglie e imprese con un nuovo decreto Aiuti (che, oltre alla proroga delle misure già operative, dovrebbe avere uno scudo-moratoria di sei mesi per chi non riesce a pagare le bollette), in attesa che a livello europeo si raggiunga un accordo sul tetto al prezzo del gas o su altri meccanismi di raffreddamento dei costi dell’energia. Come fanno sapere la premier Giorgia Meloni e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che sottolineano "l’urgenza di misure concrete per ridurre i prezzi dell’energia".

Un anno di inflazione
Un anno di inflazione

E così per il nuovo governo l’imperativo diventa mettere mano rapidamente al provvedimento-chiave di questa fase. Insieme con la messa a punto della legge di Bilancio. Un passaggio, quello degli interventi per l’emergenza energia, rispetto al quale i vertici dello stesso Pd aprono all’esecutivo. "La tassa più iniqua, l’inflazione, ha raggiunto livelli di quasi 40 anni fa. Le famiglie spenderanno il 13% in più per acquistare i generi di prima necessità. Una vera emergenza che colpisce soprattutto i più fragili. Maggioranza e governo si concentrino su questo e non su condoni e contante. Noi ci siamo", fa sapere Debora Serracchiani.

Mentre sindacati, imprese e consumatori, a loro volta, insistono sul fare presto perché con questa inflazione "è come se i lavoratori non ricevessero la tredicesima". Ma torniamo alla nuova impennata dei prezzi. I dati di ottobre diffusi dall’Istat sono uno choc inaspettato che supera di molto tutte le attese. L’indice dei prezzi al consumo è volato da +8,9% a 11,9% - il livello più alto dal marzo 1984 - con un aumento congiunturale su settembre del 3,5%. Un’impennata di tre punti percentuale sul tendenziale e addirittura di 3,5% nel congiunturale, non era stato previsto da nessuna analisi. Si tratta del balzo più rilevante dal 1954, anno di inizio delle serie storiche di Istat: e nessuna delle due crisi petrolifere dello scorso secolo, durante il quale il livello dell’inflazione è andato oltre il 20%, era riuscita a fare tanto. A determinare l’imprevista accelerazione di ottobre è il prezzo dei beni energetici (passati da un +44,5% di settembre a un +73,2% di ottobre con un balzo di quasi 29 punti). Mentre la prima vittima è il "carrello della spesa" passato dal 10,9% al 12,7%.

E, dunque, i prezzi energetici corrono e spingono a una crescita a doppia cifra anche i beni alimentari. La situazione appare anche più drammatica se si mettono a confronto prezzi e salari: le buste paga dei dipendenti hanno beneficiato di un aumento pari a zero da settembre ad agosto e di un irrilevante +1,2% sul settembre 2021. Famiglie e imprese sono sempre più in affanno e bisogna agire. Come? Con un nuovo provvedimento urgente e con la manovra. Perché, quale che sarà il valore finale della manovra, è certo che la fetta più consistente, i tre quarti delle risorse, sarà destinata a quello che il governo considera la priorità: il pacchetto per aiutare famiglie e imprese sul fronte del caro-energia.

Un pacchetto, che oltre alla proroga a dicembre dei crediti di imposta per le imprese energivore e dello sconto benzina, dovrebbe contenere una replica del bonus da 150 euro, ma soprattutto lo scudo di sei mesi per la morosità incolpevole per chi non riuscirà a pagare le bollette. In manovra, invece, dovrebbero finire la conferma del taglio di due punti del cuneo, l’estensione dei beni primari con l’Iva ridotta al 5%, la modifica della norma sugli extraprofitti, per la quale si studiano due correttivi: modificare la base imponibile oppure alzare la percentuale (ora al 25%) del prelievo.