Lunedì 29 Aprile 2024

ESSERE DIGITALI? MISSIONE (QUASI) IMPOSSIBILE PER 13,2 MILIONI DI ITALIANI

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LA DIGITALIZZAZIONE ha migliorato la nostra vita, semplificando molte attività quotidiane, e ne siamo consapevoli, o almeno lo è il 70,4% degli italiani. A sancirlo è la ricerca ’La digital life degli italiani’ realizzata dal Censis in collaborazione con Lenovo. Il dato negativo, su cui c’è molto da lavorare, arriva dai 13,2 milioni di persone che hanno difficoltà di connessione per utenze mal funzionanti. "Gli italiani traggono un crescente benessere dai dispositivi digitali, che semplificano e migliorano le loro vite –, ha detto Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis –. Siamo all’alba di una nuova transizione digitale. Ora serve un progetto di società digitale pienamente inclusiva".

La ricerca sottolinea che ormai ci connettiamo ovunque, a qualsiasi ora e con qualsiasi device, che tre italiani su quattro utilizzano anche contemporaneamente: smartphone, pc, laptop, tablet, smart tv, console di gioco. Siamo anche soddisfatti delle nostra dotazione tecnologica: nove utenti su dieci (il 90,3%) dichiarano di possedere device in linea con le proprie esigenze, anche se 4,4 milioni li ritengono inadeguati a soddisfare i propri bisogni. ’Funziona’ abbastanza bene l’ambiente domestico come sede di attività digitali, il 71,1% del campione della ricerca ha una connessione casalinga ben funzionante, il 67,9% risiede in abitazioni in cui ciascuno ha uno spazio in cui svolgere le proprie attività digitali e il 73% vive in famiglie in cui ogni membro ha un proprio dispositivo con cui connttersi. Non che il luogo o l’orario facciano poi tanto la differenza: 71,7% degli utenti (che diventa il 93% dei giovani) svolge ovunque le proprie attività digitali, mentre uno su 4 (ma 4 giovani su dieci) naviga spesso di notte.

A proposito di device si registra però una certa confusione fra strumenti personali e aziendali: secondo la ricerca Censis, il 66% dei lavoratori utilizzano device personali per motivi di lavoro, con punte fino all’85% tra i lavoratori autonomi e del 72,2% tra gli occupati laureati. Ma succede anche che il 26,9% degli occupati (e il 39,8% dei dirigenti) impieghi i dispositivi elettronici aziendali per ragioni personali, una abitudine che mette a rischio la sicurezza dei dati e la privacy di lavoratori e aziende.

È sicuramente cresciuta molto la percezione di affidabilità verso i servizi online: il 69,4% ( che diventa il 74,5% dei laureati) si sente sicuro quando effettua pagamenti o altre operazioni finanziarie online, oltre la metà (55,6%) utilizza almeno qualche volta i servizi cloud per salvare documenti e informazioni (con punte del 77,5% tra i dirigenti e del 63,9% tra i laureati). E visto che ormai la familiarità con i servizi digitali è alta, molti cittadini si aspettano una maggiore interazione con la PA, ad esempio l’85,3% spera di poter dialogare via e-mail con gli uffici pubblici, l’85% di richiedere documenti e certificati online, l’83,2% di poter pagare online in modo semplice e veloce tasse, bollettini e multe. Il 78,9% si aspetta di ricevere informazioni personalizzate via e-mail, sms o messaggi WhatsApp. La domanda di semplificazione si incrocia con quella di sicurezza: il 76,4% vorrebbe poter conoscere i dati personali di cui la PA dispone, per da evitare inutili duplicazioni, il 75% vorrebbe comunicare via Pec, il 74% vorrebbe poter accedere a tutti i servizi online con una sola password.

Lo scenario può sembrare soddisfacente, ma il Censis evidenzia che nel nostro Paese si contano ancora 4,3 milioni di utenti di dispositivi senza connessione. Ed essere connessi non significa essere a proprio agio con tutto l’ecosistema igitale: 9 milioni hanno difficoltà con la messaggistica istantanea (WhatsApp, Telegram, ecc.), 8 milioni con la posta elettronica, 8 milioni con i social network, 7 milioni con la navigazione web, 7 milioni con le piattaforme streaming, 6 milioni con l’e-commerce, 5 milioni non sanno fare i pagamenti online, 4 milioni non hanno dimestichezza con le videochiamate e i meeting virtuali.

"La pandemia ha accelerato la trasformazione digitale di almeno 5 anni, portando permanentemente in primo piano nuovi comportamenti digitali sia nella sfera privata che di lavoro – spiega Emanuele Baldi, Executive Director di Lenovo Italia –. Ecco perché dobbiamo concentrarci su tecnologie più intelligenti che si adattino meglio a questo futuro".